L’INQUISIZIONE ROMANA E I SUOI ARCHIVI – A vent’anni dell’apertura dell’ACDF. Cronaca della Bellezza vista da un architetto

di Ugo De Angelis

Ugo De Angelis - CopiaQuesto pomeriggio del 16 maggio si respira un’aria di festa, forse perché è una giornata fresca e soleggiata, oppure perché l’appuntamento in piazza della Minerva per i vent’anni dell’apertura dell’ACDF non può che esercitare in me quel fascino per l’arte e per la storia, o forse sono entrambe le cose, fatto sta che da piazza dei Cinquecento dove ora mi trovo, decido di raggiungere a piedi la prestigiosa location della Biblioteca del Senato della Repubblica. Si lo ammetto, è distante, ma ringraziando il cielo mi posso arrogare la libertà di chi può scegliere di camminare su lunghi tratti a passo misto: “normale e o veloce” e per questo apprezzare da irriducibile narciso impenitente quei scorci che altrimenti difficilmente potrei ammirare. Lascio alle mie spalle la Basilica di Santa Maria Maggiore e scendo giù a passo spedito verso via Urbana, qui quasi d’istinto volgo lo sguardo a destra dove avrei voluto vedere il Casino di villa Felice Peretti (futuro Sisto V).  Ma certo! Fu demolita nella seconda metà dell’800, però vuoi mettere lo spettacolo? Rivederla apparire ora? E vabbe! Pazienza. Mi incammino sul fronte opposto e a pochi metri, sul fianco si presenta la chiesa di Santa Pudenziana del V secolo. Però prima di riprendere le sembianze da recordman  del maratoneta, rivestendomi dei miei più consoni panni di architetto, mi soffermo ad osservare il caratteristico campanile romanico edificato nel XIII secolo, su i cui tre livelli superiori spiccano magnifiche trifore su colonnine marmoree e capitelli a stampella. Riprendo il mio percorso e più avanti interseco via Panisperna, che se ricordate è nota per  quel giovanissimo gruppo di ricercatori italiani del Regio Istituto di Fisica dell’Università di Roma ubicato nella stessa via, che nel 1934 collaborò assieme a Enrico Fermi ai primi esperimenti di fisica nucleare e che poi portò alla realizzazione del primo reattore e alla successiva bomba atomica. La strada è un lungo rettifilo e finalmente giunto su via Quattro Novembre, decido di infilarmi su via della Pilotta, raggiungere l’omonima Piazza e attraversare piazza SS Apostoli, perché voglio cercare di evitare la vista del Vittoriano che per la sua forma molti chiamano con il dispregiativo “la macchina da scrivere”. Si certo,  forse non è corretto soprattutto nei confronti di tutti gli eroi della patria, ma per la forma architettonica della Mole non solo simpatizzo con i suoi detrattori, ma soprattutto per tutti quegli edifici che furono demoliti per far posto a questa opera. Pensare che furono spazzati via il Convento di Santa Maria Aracoeli, la Torre di Paolo III, la casa di Giulio Romano e tutto il medievale complesso che caratterizzava quel tessuto urbano capitolino della seconda metà dell’800. Poi mi riviene in mente lo scempio della demolizione del Palazzo Torlonia insieme alla dimora di Michelangelo, finalizzato all’ampliamento di piazza Venezia previsto dal PRG del 1883 e si fu perpetrato un vero e proprio sacrilegio. Vado avanti, mi distraggo osservando le vetrine dei negozi, è meglio così, altrimenti mi ci faccio il sangue amaro, d’altronde quegli interventi sono iniziati più di 130 anni fa e poi dopo ci ha pensato pure il fascismo a completare le opere di sventramento. Così dei nuclei storici della Roma dei Papi e dei suoi pittoreschi scorci magnificamente ritratti dall’acquarellista romano Ettore Roesler Franz (1845 + 1907), non è che sia rimasto poi così tanto, sono stati in gran parte spazzati via dalla furia di Roma capitale. Vado avanti su via del Corso e fiancheggiato il Palazzo Doria Pamphilj  mi immetto su via Lata , mi fermo incuriosito in piazza del Collegio Romano, dove un gruppetto di ragazzi sono intenti a posare grandi lastre di rame sulla pavimentazione stradale. Incuriosito mi siedo sui gradini del portale chiuso dell’ edificio scolastico dell’Ammannati che oggi ospita anche un Liceo Classico, le lastre posizionate sul selciato vengono battute con un martello in legno ottenendo così la nitida forma in rilievo dei sampietrini e l’effetto ottenuto è veramente fantastico.  Lì seduto a guardare rifletto sul fascino di questa Città e quanta storia si cela dietro ogni monumento e quanta bellezza, già la bellezza, chissà perché mi viene sempre in mente la frase di Peppino Impastato nel dialogo del film I cento passi: “…bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza. Insegnargli a riconoscerla. A difenderla. Sì, la bellezza. È importante la bellezza. Perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”. Quindi che cos’è la bellezza l’amore, la fede, l’arte, la storia, lo sguardo felice di un bambino, il biondo sorriso dagli occhi azzurri,  il profumo e il rumore del mare e ancora tutto ciò che c’è di bello intorno a noi, io penso che bisognerebbe imparare a vederla perché solo se si riesce a vedere la si può conoscere e se la si conosce poi si ama.

Si sta facendo tardi, ma è sempre così per me a Roma, quando sono solo mi perdo sempre nei miei pensieri, ma ecco poco dopo finalmente si mostra davanti a me piazz20180516_152617a della Minerva con al centro l’infaticabile berniniano elefantino che è lì da tre secoli e mezzo portando sul dorso l’obelisco di granito rosa del faraone Aprie. Fuori il portale del Palazzo della Minerva dove ha sede la Biblioteca del Senato della Repubblica, vedo un gruppetto di persone, tra cui il Mons. Alejandro Cifres Direttore dell’Archivio della CDF organizzatore del Convegno : L’Inquisizione Romana e i suoi Archivi – A vent’anni dall’apertura dell’ACDF, riconosco il Prof. Andrea Del Col che ieri pomeriggio è già intervenuto all’apertura dei lavori con la Lectio Magistralis dal titolo:  “Vent’anni di studi sull’Inquisizione romana: Risultati e attese”. Certo non incontravo il Professore da dieci anni, cioè dalla prima rassegna organizzata il 21-23 febbraio del 2008: “A dieci anni dall’apertura dell’ACDF”. Beh, ma è possibile che son passati tutti questi anni? Lo rammento con l’entusiasmo e la gratitudine  di chi è stato insignito della medaglia d’oro e forse è proprio giusto ricordarlo così, giorno che mi vide  partecipare come relatore su un aspetto insolito dell’attività istituzionale del Sant’Uffizio quale è stata la gestione economica, industriale e sociale dell’Inquisizione nella tenuta di Conca dell’Agro Romano. E ora che ci penso, se torniamo indietro dal 2008 quasi altrettanti ne son passati allorchè ebbi la fortuna di conoscere il Direttore e il Prefetto della CDF Cardinal Joseph Ratzinger, quindi se la matematica non è una opinione il tutto somma a venti anni, o all’incirca. Incredibile è proprio vero che il tempo passa in un baleno,  ricordo come  il precedente Convegno che fu allestito nella sala del mezzanino, mentre ora entrando constato che oggi si svolge nei locali del piano terra, già in questo  ampio ambiente che pone il fianco ad uno dei bracci del monumentale Chiostro della Basilica di S. Maria sopra Minerva. Il magnifico chiostro così come appare ora è sicuramente il risultato dei diversi adattamenti e rimaneggiamenti che il complesso conventuale 20180516_153058ha subito  dal XIII secolo ad oggi.  Noto, poggiati sul pavimento, materiali di spoglio di strutture romane che testimoniano insediamenti più antichi, così anche sul prato del giardino un integro doccione con testa di montone di origine medievale. Si certo che la maniera con cui sono stati dipinti gli splenditi affreschi le decorazioni e le scene raffigurate che avvolgono le crociere, le lunette e parte delle pareti, per le fattezze e l’effetto cromatico, lasciano veramente stupiti e si c’è proprio da esclamare: quanta bellezza! E poi tra le varie lunette raffiguranti opere a tema, come non poteva cogliere la mia attenzione la “Battaglia navale di Lepanto sotto gli auspici di S.Pio”,  dipinta dal bolognese Giovanni Valesio nel suo soggiorno a Roma nella prima metà del ‘600. Di certo, non posso negare che il motivo di tanta attenzione è dovuto all’ormai cronico attaccamento al mio territorio e ai conseguenti studi sulla tenuta di Conca che già nel 1566 il pontefice Pio V con la Bolla “Dum inter archana”, donò al Sant’Uffizio. L’intento di papa Ghislieri era di far acquisire alla Congregazione una propria autonomia gestionale per le spese di mantenimento dei carcerati e per le altre attività fino ad allora a carico dell’erario pontificio. Il Sant’Uffizio esercitava il potere giurisdizionale sui territori della valle dell’Astura, con la possibilità di locarla, senza per questo rinunciare ai suoi diritti sulla tenuta. Il Dicastero quindi esercitava il potere civile, giudiziario e criminale sia sulla tenuta sia sugli edifici delle ferriere, con tutti i diritti e i privilegi, tra cui la libertà della franchigia o dazio. I privilegi si estendevano anche agli abitanti della tenuta che venivano chiamati “patentati”.

Il “passaporto” o “franchigia” si estendeva su tutti i prodotti come sul ferro grezzo importato e lavorato, sul bestiame, carbone, cereali. Nei contratti di aff20180516_171827itto o di subaffitto era menzionata sempre l’esenzione, come quello con il Sig. Micacci del 1765: «avrà la Franchigia concessa dalla Pia Casa, Privilegi, diritti ed esenzioni». Così anche al fine di attrarre manodopera in quella remota zona della Campagna Romana DSC_0598 (Copia)dove incombeva il flagello della malaria, fu istituito nella tenuta di Conca il diritto d’asilo per i contumaci, esclusi coloro accusati di omicidio volontario, di rapina ed infine gli eretici. Rilevante fu l’attività metallurgica esercitata nelle fonderie di Conca dove furono prodotti i cerchioni in ferro utilizzati  per il consolidamento della cupola di San Pietro in Vaticano (1743-1748). E si, perché già dagli inizi del 1700 cominciarono ad apparire evidenti e diffuse fessure nell’impianto strutturale della Cupola. Nel 1740 il papa Benedetto XIV preoccupato per l’entità delle lesioni estese sull’intero organismo murario decise di avvelersi della consulenza dell’eminente scienziato Giovanni Poleni il quale a seguito di scrupolose verifiche e attenti studi  propose di rinforzare la cupola con sei cerchioni di ferro di cui il più grande raggiunge il diametro di 60 metri. I lavori di restauro e consolidamento della cupola eseguiti da Luigi Vanvitelli “architetto della reverenda fabbrica” con la supervisione scientifica del Poleni iniziarono nel 1743 ed ebbero termine con successo nel 1748. Ma dove eravamo rimasti? Ah, si la battaglia di Lepanto, certo è un altro riferimento da annoverare nella storia del nostro territorio, si perchè Marcantonio Colonna principe dei territori di Nettuno e della roccaforte dell’Astura, avamposto in difesa delle scorribande saracene,  fu nominato da Pio V Capitano Generale delle Galere Pontifice che facero parte della Santa Lega che vedeva alleati il Papa, il Re di Spagna e il Doge di Venezia. Il principe si distinse come grande condottiero nella battaglia di Lepanto, contribuendo a sconfiggere i Turchi nella battaglia di Lepanto del 1571 mettendo fine all’egemonia ottomana nel Mediterraneo.

20180516_172428Ora però la ricreazione è finita e si deve rientrare in sala, ha inizio la seconda parte dei lavori del Conv20180516_153358egno, mi siedo e ascolto con interesse i vari interventi di studiosi provenienti dalle più prestigiose Università italiane, europee e di oltreoceano, con gran parte di giovani di cui molti frequentano l’Archivio della CDF . Devo anche ammettere che la mia formazione di architetto e studioso del territorio mi induce spesso a preferire materiale storico cartografico ed  iconografico, perché con uno sguardo attento spesso si riesce a cogliere e interpretare dettagli importanti altrimenti non visibili nella pur importantissima storiografia. Il primo ad intervenire è Andreea Badea, a cui seguirà Bruno Boute e dopo ancora Hannah Marchus assistente professore presso il Dipartimento di storia della scienza dell’Università di Harvard che ha descritto un quadro esaustivo di Girolamo Rossi (1539-1607) storico, medico e censore per la Congregazione dell’Indice. Nella sua “honorata impresa” importante fu anche il suo contributo di insegnamento ai medici e altri esperti laici. Ma adesso è ora del Coffee Break, ovviamente necessario e piacevole per il corpo, ma a me ristora soprattutto l’animo i magnifici affreschi del chiostro che osservo avidamente come i deliziosi pasticcini offerti dall’ottima organizzazione. Tornati in sala è l’ora di Chiara Franceschini Professoressa dell’ Istituto di storia dell’arte di Monaco di Baviera, la gran parte del suo intervento si è concentrata sul rapporto tra arte e Inquisizione  e una interessante analisi sulla questione figurativa  attraverso la quale diversi artisti furono coinvolti nei procedimenti giudiziari promossi a loro carico dall’Inquisizione. Molto interessante è stato il confronto del relatore con il Mons. Cifres già autore nell’aprile 2013 del saggio: “Fra Innocenzo da Petralia, reo dell’Inquisizione: Fra critica d’arte e censura teologica”, nel quale, tra l’altro, scrive la storia dettagliata della denuncia inoltrata al Sant’Uffizio, contro Fra Innocenzo colpevole di aver raffigurato un Crocifisso ligneo con molte vistose e copiose ferite sanguinolente su tutto il corpo,  ritenute dai suoi detrattori troppo oltraggiose e “contro il comune uso della Santa Chiesa”. Beh, se poi vogliamo parlare di simpatia, bene io ritengo che il primo posto vada assegnato a Don Davide Marino che ha esordito paragonando la sua emozione e soddisfazione per l’invito in questa prestigiosa sede con quel sogno diventato realtà dei due calciatori Cutrone e Chiesa che fino a qualche anno fa avevano attaccato nella loro cameretta il poster del loro idolo Messi e che poi se lo son trovato dinanzi sul campo di calcio contro la nazionale Argentina. Il suo intervento sulla: “Storia IMG_20180518_125352dell’Indice. Chiesa e opere storiche nel XIX secolo attraverso la documentazione dell’ACDF”, si sofferma sui procedimenti censori dell’Ottocento, esponendone l’approccio metodologico e i criteri adottati nella censura delle opere storiografiche nel XIX secolo. Con il successivo intervento di Fernanda Alfieri di Trento: “Psicologie all’Indice. Uno studio esplorativo (XIX secolo)”, termina questa interessante e corposo appuntamento di oggi. Sono le 19.00 e a quest’ora è in programma il concerto presso la chiesa di S. Maria sopra Minerva dove è in attesa di esibirsi l’Orchestra Barocca e Coro della Cappella Musicale Santa Maria in Campitelli diretta dal Maestro Vincenzo Di Betta. Beh, che dire lo spazio gotico e la luce sacrale di maggio penetra nella navata centrale voltata a crociera affrescata con un cielo stellato colore dell’azzurro intenso dei lapislazzuli. Nel transetto son già presenti i principali attori con i propri s20180516_193032trumenti musicali, i componenti del coro, i soprani e i tenori, ecco apparire il Maestro di Cappella e l’opera tratta da un libretto del 1656 dal titolo “La Caduta degli Angeli” del compositore Don Francesco Nicolò De Rossi, può avere inizio. Ora come si può raccontare a parole tale bellezza? Perché le voci e  i suoni possono essere solo ascoltati, per questo mi limiterei a descrivere il tutto con il solo aggettivo superlativo: “sublime”. E’ sera ormai e la fine del concerto ci rimanda all’indomani, giovedì 17 maggio alle ore 9.30, terzo appuntamento e giorno di chiusura dei lavori.  Questa mattina il Convegno si svolge come programma, qui appresso non nominerò tutti i pur illustrissimi interventi comunque meritevoli di citazione dei relatori,  ma mi si consenta di riportare i contr20180517_144851ibuti che più hanno colpito la mia curiosità. Giuseppina Minchella studiosa di storia moderna, con il suo contributo:  “I rapporti tra religioni nella Repubblica di Venezia: una questione di fonti” descrive le relazioni fra cristiani, ebrei e mussulmani nella Venezia del XVI e XVII secolo che attestano i plurimi passaggi di fede che mettono in evidenza un aspetto del contesto Mediterraneo aperto, ma  dove ovviamente emergono conflittualità con  l’Inquisizione Romana. Devo dire che l’annuncio di una Miscellanea  composta da numerose suppliche rivolte al Senato dei rettori veneziani ha colpito la mia fantasia, perché con uno studio lucido si potrebbe ricostruire la storia di un inedito tessuto sociale di quel tempo.IMG_20180518_100748

Mario Gauci studioso dell’Archivio dell’Inquisizione di Malta presso la Cattedrale (La Valletta) l’Archivio dell’Inquisizione di Malta( 1561-1798): il suo contributo ha come tema il patrimonio di documenti che arricchisce la storia di Malta e il suo contesto mediterraneo, le bellissime immagini che scorrono rendono più chiara ed esaustiva la sua esposizione e mettendo in risalto anche lo stesso arcipelago maltese e  per questo ovviamente coglie ancor più la mia attenzione. Oltre alla storia dell’Archivio ne illustra le varie vicissitudini e l’apprezzamento dei tanti studiosi che hanno dedicato la loro vita per far luce sui documenti dei tre distinti ordinamenti  che convivono all’interno dell’Archivio dell’Inquisizione di Malta: Il Tribunale della Congregazione della Fede, il Tribunale Civile e il Tribunale della Reverenda Fabbrica di San Pietro. Concludendo con l’auspicio che questo Archivio patrimonio dell’umanità   venga salvaguardato per il beneficio di tutti.

20180517_142552Ed eccoci giunti di nuovo al Coffee Break, approfitto per infilarmi nel primo gruppo di 15 persone con l’intento di visitare l’attiguo Archivio di S. Maria sopra Minerva. Ad attenderci troviamo il Direttore Fr. Luciano Cinelli, ci dice che l’Archivio è stato inaugurato il 20 novembre del 2014 e oggi contiene circa 8.000 unità archivistiche che vanno dal sec. XIII [ prima metà ] – sec. XXI. Il Direttore racconta la storia e  le sorti toccate al prezioso  Archivio del Convento che attualmente consta di due fondi: il “Fondo Provincia Romana” e il “Fondo Convento”. Mi soffermo ad osservare i documenti e le cartografie esposte per l’occasione sui tavoli della piccola sala avvolta tutt’intorno da scaffali contenenti faldoni termici per la conservazione dei manoscritti. Nel mentre ci congediamo per far posto al secondo gruppo di visitatori, ci informano per chi fosse interessato, che l’ingresso all’Archivio è libero e che si può consultare dal mercoledì al venerdi dalle 10.00 alle 16.00.

IMG_20180518_100528Come da copione, si riparte con il tema dell’Inquisizione fra narrativa, cinema e pubblicistica, introducendo così quel concetto individuato empiricamente dal sentire comune e quindi dall’immaginario collettivo. Nell’occasione modera Gian Maria Vian direttore de L’Osservatore Romano che introduce quel che poi sarà l’argomento di questo pomeriggio.

William Zammit Professore di Sistemi di Conoscenza presso l’Università Junior College di Malta nella sua presentazione: L’Inquisizione maltese nei romanzi popolari dell’Ottocento, approfondisce il processo di trasformazione attraverso il quale l’Inquisizione a Malta è stata percepita come una istituzione di terrore attraverso la narrativa dell’orrore.

A seguire gli interventi di Giuseppe Di Giacomo e Matteo Brera, mentre Pierfrancesco Bruni Archeologo direttore Coordinatore del Ministero Beni Culturali di Taranto : “Inquisizione romana nella filmografia tra critica e spettacolo” si sofferma sul linguaggio cinematografico che insieme al narrato filmico spesso non rispettano fedelmente quello storico scientifico, come la questione dell’Inquisizione che viene presentata con una chiave di lettura volutamente forzata. Sulla filmografia dedicata più agli aspetti spettacolari come nel film “Padrona del suo destino” del 1998 o “L’opera in nero” del 1988, tratto da un romanzo della Yourcenar ambientato nel 1600 in cui narra della condanna a morte da parte dell’Inquisizione del medico Zanone, con un chiaro riferimento a Giordano Bruno, che sarebbe stato mandato al rogo il 17 febbraio del 1600.

Ma questo paragone accende gli animi di qualche studioso, ne nasce un dibattito forse un po’ sopra le righe che viene ragionevolmente sopito con grande professionalità e umiltà sia dal moderatore che dal Direttore

Chiude la sequenza degli interventi Anna Foa storica, editorialista dell’Osservatore Romano con il suo puntuale contributo: “Le passioni e i pregiudizi: l’immagine dell’Inquisizione nei media negli ultimi vent’anni”, pone anch’essa l’attenzione  sull’utilità di far progredire le ricerche degli studiosi mettendo a loro disposizione le fonti dell’Archivio anche al fine di  ridurre la distanza che ancora oggi si pone tra ricerca e la visione mitologica dei media.IMG_20180518_095853

Come da programma prende la parola Herman H. Schwedt: storico esperto dell’Inquisizione romana e della Congregazione dell’Indice, nel suo intervento pone in rilievo l’importante ruolo dell’ACDF e la necessità di un suo potenziamento sia di mezzi che di risorse economiche ed umane. Ammetto che a quest’ora a pochi minuti dal “rompete le righe” la mia attenzione si è un po’ affievolita, e per questo chiedo indulgenza, ma essendo un cronico ottimista credo che nel congedarsi con quella frase: “…per questo, l’Archivio dovrebbe essere Inquisito”, il Professore intendesse indirettamente elogiare la Direzione e il personale attualmente in servizio, per il grande lavoro profuso in questi vent’anni e per aver gestito brillantemente un così impegnativo e prestigioso evento.

Ovviamente la chiusura del Convegno spetta al Mons. Alejandro Cifres, Direttore dell’ACDF che con poche, coincise ed esaustive parole, si è scusato con gli studiosi e il pubblico se nel corso del dibattito fosse emersa da parte dell’Archivio, la volontà  di prendere posizione su aspetti “pregiudiziali” a favore e contro l’Inquisizione, precisando che  la ricchezza del dibattito si debba manifestare proprio  nella pluralità di opinioni che vanno comunque tutte rispettate. Il vero obiettivo è indagare affinché si possa accrescere la conoscenza, questo è il ruolo dell’ACDF aprire la ricerca a tutti gli studiosi.

Si chiude così anche il ventesimo anniversario dell’apertura dell’ACDF con la consapevolezza che oltre alla Bellezza oggi ho assistito ad un gesto di grande umiltà e si, una virtù che dimora nelle grandi persone.

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