CECILIA CALVI, AUTRICE DELLE PIU’ NOTE SERIALITA’ ITALIANE VIVE A SABAUDIA

di Giovanni Berardi

Cecilia CalviUno dei suoi film, “La mia bella famiglia italiana”, è andato in onda la sera del sette settembre su Rai 1.     Era una replica perché il film è stato girato, in Italia ed in Germania, nel 2014. Tra gli interpreti, bravissimo come sempre, Alessandro Preziosi, oggi un attore certo tra i più  autorevoli del cinema, del teatro e della fiction italiana.  Avevamo incontrato Cecilia Calvi dopo la prima  messa in onda del  film e non era certo rimasta contenta del prodotto finito:  “tutto il sapore della commedia all’italiana, che eppure io ed Anna Samueli, l’altra sceneggiatrice del film, avevamo  riversato nella sceneggiatura de “La mia bella famiglia italiana” è stato tradito e continuamente svilito dalla regia tedesca, fredda e calligrafica, del regista Olaf Kreinsen”. Ma il successo televisivo, quello dei grandi ascolti, de “La mia bella famiglia italiana” comunque non era venuto meno, uno share apprezzabilissimo aveva seguito la messa in onda tanto che, due anni dopo, nel 2017 Cecilia Calvi, sempre insieme ad Anna Samueli, firma “Nozze romane”, una sorta di seguito de “La mia bella famiglia italiana”, diretto sempre dallo stesso regista, Olaf Keinsen. Dice Cecilia Calvi: “anche qui la regia tedesca di Keinsen ha reso meno quello che era lo stilema ed il valore della commedia all’italiana, privilegiando in toto il suo stile freddo e calligrafico”.  Oggi Cecilia Calvi, dalla sua nuova bella casa nel centro di Sabaudia, ci tiene a fare sapere che difficilmente continuerà a scrivere ancora per la televisione. Dice Cecilia Calvi: “la dirigenza di oggi, anche quella  più artistica, tende  a buttare quasi tutto    e subito, in La classe non è acqua Cecilia Calviconfusione, creando uno stato assoluto di attriti e di malumori. Meglio fare altro”. E oggi, quest’altro, può essere soprattutto il teatro, un ritorno per Cecilia Calvi, un ricordo anche tanto agognato. Dice Cecilia Calvi: “l’esperienza che mi viene soprattutto dal Bagaglino mi ha insegnato davvero tante cose, soprattutto il linguaggio del cabaret, e non lo considero affatto un teatro minore, come all’epoca si tendeva    a paventare. Ma quelli erano i politicizzati anni settanta, oggi molto distanti dalla realtà ”. Autrice tra le più prolifiche delle fiction Rai, a lei si devono le lunghe serialità di “Linda e il brigadiere”, “Provaci ancora prof.”, “Il commissario Manara”,  “La ladra”, Cecilia Calvi è stata anche una valente regista del cinema italiano.  Questo accadeva nei primissimi anni novanta quando, per il grande schermo, firmava “80 metri quadri”,    “Mi sei entrata nel cuore come un colpo di coltello” e  “La classe non è acqua”, pellicola quest’ultima  dove apparivano, facendo il loro esordio nel cinema, due attori che diventeranno negli anni tra i più richiesti dai  set nazionali: Valerio Mastandrea ed  Edoardo Leo.  Prima ancora, nei primissimi anni settanta, Cecilia Calvi è sul palcoscenico del Bagaglino, attrice in una spiritosa piece, “Settanta mi dà tanta”, in scena con i ragazzi di allora, oggi ormai cresciuti, Pippo Franco ed Enrico Montesano, “tutti insieme proprio a recitare come “addannati”.  Il teatro, “quello che rimarrà un amore necessario”,come poi definirà il contesto Cecilia Calvi,    la porterà a frequentare per tutti gli anni settanta ed ottanta talenti indiscussi del palcoscenico italiano: Nino Manfredi,  Mario Carotenuto, Ugo Pagliai, Gigi Proietti.  E proprio con Gigi Proietti, nel 1990, Cecilia Calvi vedrà poi l’esordio in televisione come autrice in “Club 92”. Dice Cecilia Calvi: “l’esperienza del Bagaglino   mi insegnò tante cose, soprattutto il linguaggio del cabaret. Finite le repliche di “Settanta mi da tanta”, loro, Franco e Montesano, non ebbero più bisogno di  “un ragazzino”, insomma di una Cecilia Calvi “fresca” ma inesperta, ed io invece avevo bisogno di seguire i miei ideali che, politicamente, andavano nell’opposta direzione. Consideravo il teatro non solo come luogo di divertimento, ma anche di informazione, di lotta politica e sociale. Nuotavo insomma in quel brodo di rinnovamento, di speranze e di lotte che era nella cultura del periodo”. Ed in questi contesti che Cecilia Calvi scriverà le sue “pièce” cabarettistiche, “La classe operaia sta in paradiso”,  “Degasperone vent’anni dopo …” e  “Provaci ancora Amintore”, “spettacolini” che incitarono il mondo della critica teatrale a coniare parole d’elogio, secondo la quale il senso di questi “spettacolini”  avevano tutte le condizioni e tutti gli sviluppi migliori, senso critico sociale ed umoristico compreso, del miglior Dario Fo.  Parole queste che potevano paralizzare qualunque professionista, figuriamoci un giovane autore quale era allora Cecilia Calvi.  E siamo ormai agli albori dell’esordio nel cinema e del successo delle sue fiction televisive, siamo insomma all’entrata vera e propria nel mondo dell’audiovisivo più acclamato.

 Poi alla nostra precisa domanda se, nel prossimo futuro (visto che, come ha detto, declinerà con decisione    il suo impegno di scrittrice di fiction)  ci sarà ancora posto per una sua regia cinematografica, o anche televisiva,  Cecilia Calvi risponde: “non penso assolutamente di tornare alla regia cinematografica. Continuo         a credere di non sapere più lottare per imporre qualcosa di veramente mio. Quando fai la regia devi comunque gestire una troupe, che è una gamma vasta di umanità, quella che va dagli attori ai macchinisti, agli elettricisti, agli attrezzisti, anche ai burocrati della produzione. Sei decisamente messo in mezzo e bombardato, in televisione poi peggio che al cinema. Sono convinta ormai di questa enorme difficoltà e allora declino  proprio volentieri”.  Cecilia Calvi ha davvero attraversato tutto l’arco costituzionale dello spettacolo: ha fatto radio, teatro, cinema, televisione ed ha debuttato anche, qualche anno fa, come scrittrice. “Urlate al silenzio”, ad esempio, è la sua ultima opera letteraria, scritta insieme a Tiziano Bomprezzi e Giustino Pennino. Tra i suoi impegni professionali poi anche una lunga collaborazione in    teatro con  Nino Manfredi, che lei considera davvero il maestro, e con Ettore Scola, che fu uno dei pilastri intellettuali nella commedia all’italiana, genere maestro del cinema italiano.  E poi il sodalizio con Luca Manfredi, regista oggi tra i più attivi delle fiction Rai, insieme hanno dato vita al film  “Grazie di tutto”,   pellicola che ha visto una delle ultime superbe interpretazioni nel cinema di Nino Manfredi. Poi per il regista Gianfrancesco Lazotti ha firmato la sceneggiatura de  “Tutti gli anni una volta l’anno”, un film che ha raccolto insieme un nutrito numero di interpreti, un bel cast di esponenti della vecchia guardia del teatro e del cinema italiano come Vittorio Gassman, Giorgio Albertazzi, Jean Rochefort, Paolo Bonacelli, Giovanna Ralli, Paola Pitagora, Lando Buzzanca, Paolo Ferrari. Un curriculum prepotente, bello, non c’è che dire, quello di Cecilia Calvi, molto suggerito e nutrito, come ci ha detto, “proprio all’ombra della maga Circe”.

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