CENTRO DONNA LILITH: A BASSIANO IL LIBRO “IL FILO DELLA MEMORIA. 1976-1986”
Giovanni Berardi
E’ stato un bellissimo evento quello promosso sabato scorso a Bassiano dal Centro Donna Lilith di Latina.
Un evento voluto dall’ Assessorato alle Pari Opportunità del paese lepino e dalla Consulta delle donne Ipazia. Un evento che ha permesso un ritorno indietro nella memoria, proprio tra i drammi della più recente storia sociale e politica, un ritorno anche, per la nostra generazione, ai ricchi e costruttivi momenti giovanili. Perché è indubbio, anche se si pensa il contrario, che in quegli anni settanta non si sia costruito qualcosa di positivo, soprattutto nelle coscienze. La nostra, soprattutto, la generazione maschile nata intorno alla fine degli anni cinquanta, è rimasta una generazione di maschi, forse l’unica, che si è nutrita e formata, crescendo al contempo, nella cultura femminista, e che in qualche maniera ha imparato anche a rigettare, per questo, una cultura misogina vecchia di duemila anni. Quel momento storico, esemplare, è stato possibile riscontrarlo oggi, viverlo anche in qualche maniera, attraverso la presentazione del libro “Il filo della memoria. 1976-1986”.
In questa pubblicazione, una pubblicazione che è il frutto dell’impegno civile ed appassionato del laboratorio di scrittura del Centro Donna Lilith, si trova il resoconto storico, culturale e politico di sette compagne, sette compagne che hanno sposato il carico di raccontare quegli anni, il 1975, appunto, formidabile perché fondamentale per la nascita del movimento femminista a Latina e il 1986, formidabile e fondamentale anch’esso, perché è l’anno in cui tutte queste coscienze, finalmente, si sono associate dando vita a Latina al glorioso Centro Donna Lilith. A questo punto, attraverso il momento di teatro scelto per promuovere il libro, anzi proprio attraverso il momento della rappresentazione de “Tessitura per voci ed azioni”, la performance ideata e condotta dalla regista Monica Giovinazzi, performance che certamente ha contribuito in maniera forte a sensibilizzare il pubblico presente, proprio alla politica ed alla storia, fatta di cronaca insomma e di momenti specifici di lotta politica, che sono poi anche le necessità dominanti del libro. Sono quaranta ormai gli anni passati dal processo per i fatti abbietti e tragici del Circeo, e trentotto invece quelli passati da un altro processo abbietto, quello per la violenza a Fiorella, la ragazza stuprata a Nettuno nel 1978, un processo tristemente famoso ormai, di fatto poi inscenato al tribunale di Latina, quasi per voler convincere che se stupro c’era stato era perché, “forse”, la ragazza se lo era andato a cercare. Sono stati e rimasti due processi simbolo in quegli anni, che hanno visto, schierate e compatte, le femministe di Latina, insieme ad altri gruppi di altre città, insieme anche alle giornaliste Natalia Aspesi ed Elisabetta Rasy, alla scrittrice Dacia Maraini e alla regista Sofia Scandurra, chiedere e in definitiva “gridare” (il grido ancora come unico modo per farsi sentire) giustizia per le donne massacrate, stuprate ed uccise non solo al Circeo, ma in tutto il mondo. Sofia Scandurra, scrittrice e regista cinematografica, suo il film “Io sono mia”, interpretato da Stefania Sandrelli, Michele Placido e Maria Schneider. pellicola che fu davvero il manifesto culturale dell’epoca (il film uscì nelle sale nel 1978), anche un manifesto “delle donne che cominciavano a prendere coscienza di una situazione sino ad allora ancora quasi intollerabile…”, come ebbe modo di ricordare proprio Sofia Scandurra a Latina, presentando il suo libro “Cinema e Ceci” alla libreria Feltrinelli, in tempi recenti, il 17 luglio 2012 e citando anche, spesso, i nostri padri costituenti, uno in particolare, Piero Calamandrei (nella foto un momento della presentazione con, sedute, Sofia Scandurra, il giornalista Rai Guido Barlozzetti e la docente Stefania Mariani). Bene e lo spettacolo della Giovinazzi proprio in questo senso ci ha indirizzato, in un tentativo di coscienza, ancora una volta, e dove poi il suo saluto a braccia aperte è stato un apologo avvincente, proprio un simbolo di unione, di unità, tra i sessi, se vogliamo, e purtroppo ha sempre un senso parlarne ancora oggi in termini così militanti. Si è concluso così questo spettacolo, questa “Tessitura per voci ed azioni”, uno spettacolo che ha veramente colpito, e che ha fatto da culla certamente all’invito a procurarsi una copia del libro “Il filo della memoria.1976-1986” assolutamente recepito in pieno da parte di un pubblico che è sembrato, anche, non smettere mai di applaudire.
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