“LUCE SU ALBERTO SORDI”: IL NUOVO LIBRO DEL CRITICO E STORICO DEL CINEMA GERRY GUIDA

di Giovanni Berardi

QuandDSCN0476o ci siamo incontrati con Gerry Guida, all’orizzonte ancora non c’era, e nemmeno nel più lontano pensiero, la devastante ipotesi di una epidemia mondiale. E non c’era nemmeno, altresì, in Gerry Guida, storico e critico cinematografico, l’idea di dedicare un testo ad Alberto Sordi, visto attraverso l’ottica della luce del set.  Ma i tempi sospesi del lockdown invece,  a cui il virus del Covid 19 ha costretto tutti, insieme

al centenario della nascita di Alberto Sordi  ed alla fraterna amicizia che lega da anni Gerry Guida al direttore della fotografia Sergio D’Offizi, mago delle luci di una decina di film della lunga e solida filmografia di Alberto Sordi, hanno fatto concerto e a Guida si è concretizzata l’idea di un volume sul rapporto che l’attore e regista doveva e poteva intrattenere con un collaboratore importante, appunto il direttore della fotografia, colui che davvero traduce una sceneggiatura letteraria nel vero e proprio film.  C’è nel volume di Gerry Guida un Alberto Sordi passato al setaccio attraverso un aspetto diverso. E Gerry Guida, da Ceccano, il paese della Ciociaria, dove vive e dove stava vivendo la sua quarantena, anche tra i pensieri velati, come ci ha detto  “dal dubbio di una estate prossima da trascorrere come ogni anno nei lidi pontini di Terracina”, non si è lasciato sfuggire l’ipotesi che, in breve tempo, proprio nell’arco del famigerato lockdown, ha trasformato nel volume  Luce su Alberto Sordi  edito dalla casa editrice Artdigiland diretta da Silvia Tarquini. Il nuovo lavoro di Gerry Guida ha visto la luce il 15 giugno scorso, proprio in concomitanza con la data di nascita dell’attore. Il libro di Guida affonda la sua indagine sui set dei film di Alberto Sordi,  lavorati con la fotografia di Sergio D’Offizi, a menadito qualche titolo,  Detenuto in attesa di giudizio,  Dove vai in vacanza, Finché c’è guerra c’è speranza, Il marchese del Grillo, In viaggio con papà, Il tassinaro e proprio sul delicato rapporto che corre tra l’attore-regista e il direttore della fotografia, cioè proprio con colui che ha tutta la responsabilità tecnica della attività filmica. E’ dunque un Alberto Sordi raccontato attraverso il suo rapporto con la luce, che lo completava, lo suggeriva, lo ritraeva. E Sergio D’Offizi non nega che per i direttori della fotografia partecipare con la loro arte in un contesto di film commedia, come erano nella quasi totalità i film

di Alberto Sordi, significava fare i conti con una luce piuttosto essenziale, assolutamente richiesta dalla grammatica del contesto, e che spesso dalla critica più esigente veniva scambiata quasi come  una banale approssimazione di lavoro. Ma non era assolutamente vera tale conclusione, di certo affrettata, e qua e là il libro di Guida ne svela proprio le caratteristiche e le dimensioni. Con Sergio D’Offizi  l’attore ha collaborato

in decine di pellicole e Guida ne ripercorre le stagioni, i tempi, i ritmi, approfittando con maestria delle verità di D’Offizi. Opera indubbiamente originale, scritta in modo attraente e convincente, tra le tante pubblicazioni che hanno visto omaggiare Sordi nei suoi cento anni dalla nascita, e proprio per questo da tenere ben collocata in ogni libreria. Il volume colma assolutamente un vuoto culturale in relazione alla maschera di Sordi, anche quella parte dell’attore-regista, che lo vedeva, prima di ogni ciak, discorrere animatamente del copione, decidere insieme poi il tipo di illuminazione, e lasciare completamente mano libera al suo direttore per la realizzazione finale.  Per Gerry Guida  “Luce su Alberto Sordi”  è un ritorno sui temi del lavoro degli autori della fotografia cinematografica.  Nella sua bibliografia Guida si è già occupato dell’arte della luce nel cinema, licenziando notevoli articoli e trattati sull’operato di Gianni Di Venanzo, Carlo Di Palma, Armando Nannuzzi, Luciano Tovoli, Vittorio Storaro. In questo senso è una lacuna da colmare, e speriamo che Gerry Guida ci stia pensando: una storia del cinema scritta finalmente anche attraverso la luce dei grandi maestri.

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