NELL’ACQUISTO DI UNA “NUDA PROPRIETÀ” NON BISOGNA MAI FARSI I CONTI SENZA IL “CASO”

di Francesco Giuliano

gaussianaForse nessuno dei lettori di questo articolo avrà sentito parlare di Jeanne Louise Calment  di Arles, nata nel 1875 e morta nel 1997. Se si fa la differenza tra la data di morte e la data di nascita si ottiene 122 (anni) a cui, per l’esattezza, bisogna aggiungere altri 164 giorni. Questo fatto l’annovera come la donna più longeva del mondo e di tutti i tempi, dato che non si hanno notizie di altre donne che abbiano raggiunto o superato tale età. Alla sua morte le venne attribuito il “Guinness dei primati” come “decana dell’umanità”. Nel 1888 conobbe Van Gogh uomo che definì “brutto, trasandato e consumato dall’alcol”. E nel 1885, anche se ancora bambina, partecipò al funerale di Victor Hugo. A ottantacinque anni praticava la scherma, a cento anni andava ancora in bicicletta e fumò sino a centodiciotto anni. Parlo di questa donna per un fatto, a dir poco emblematico, che ha caratterizzato la sua vita, che è legato al “caso” e che dimostra, parafrasando il proverbio “non bisogna mai farsi i conti senza l’oste”, che non bisogna mai farsi i conti senza il “caso”. Leonard Mlodinov, nel suo saggio “La passeggiata del’ubriaco – Le leggi scientifiche del caso” (ed. Rizzoli, 2010), definito da Stephen Hawking “Un saggio molto piacevole su quanto la casualità regoli la nostra vita”, al cap. 8 – L’ordine nel caos, scrive “A metà degli anni settanta, la novantenne francese Jeanne Calment, in difficoltà economiche, si accordò con un avvocato di quarantasette anni: gli vendette il suo appartamento in cambio di una modesta rendita di sussistenza mensile, vita natural durante; alla sua morte l’avvocato avrebbe potuto trasferirsi nell’appartamento. L’avvocato sapeva che la signora Calment aveva già superato di oltre dieci anni l’aspettativa di vita delle donne francesi; ma forse non conosceva la teoria di Bayes [n.d.r. Thomas Bayes (1702 -1761), membro della Royal Society (1742) è stato un matematico noto per il suo teorema sulla probabilità condizionata], e non sapeva che il dato rilevante non era il fatto di potersi aspettare che la donna morisse entro dieci anni, ma il fatto che la sua aspettativa di vita, essendo arrivata già a novant’anni, era di circa altri sei. Evidentemente, però, l’avvocato confidava che una donna che da giovane aveva conosciuto Vincent Van Gogh nel negozio di suo padre avrebbe presto raggiunto Van Gogh nell’aldilà (per la cronaca la Calment aveva trovato l’artista ‘sporco, malvestito e antipatico’). Dieci anni dopo, l’avvocato presumibilmente si era procurato un alloggio alternativo, perché Jeanne Calment celebrò il suo centesimo compleanno in buona salute. A quel punto la sua aspettativa di vita era di circa due anni, eppure raggiunse i 110, sempre a spese dell’avvocato, che nel frattempo ne aveva compiuti sessantasette. Passò un altro decennio prima che la lunga attesa dell’avvocato volgesse alla conclusione, e non fu la conclusione che si era atteso. Nel 1995 l’avvocato morì, e Jeanne Calment era ancora viva. Il suo giorno del giudizio arrivò infine il 4 agosto 1997, a centoventidue anni. L’età raggiunta al momento della morte superava di quarantacinque anni l’età in cui era morto l’avvocato”. Al lettore le sue debite conclusioni.

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