NELLE SALE “AMERICA LATINA“, IL FILM DEI FRATELLI D’INNOCENZO GIRATO NEL CAPOLUOGO PONTINO

di Giovanni Berardi

DSCN0476Latina continua a dare al cinema italiano l’opportunità di raccontare storie turpi. Ci era riuscita in manieraclamorosa con Paolo Sorrentino quando nel 2005 il regista aveva ambientato a Latina una turpe storia di usura, L’amico di famiglia. Oggi ci provano i fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo, che nel capoluogo hanno ambientato il loro nuovo lavoro America Latina, una storia che, al pari de L’amico di famiglia, non rassicura affatto, anil manifesto del film America Latinazi, come hanno detto i fratelli  D’Innocenzo, “nella palude scuote e crea tempesta”. L’atmosfera del film dei D’Innocenzo, esasperata e quasi allucinata, è presto riconducibile in un concetto pasoliniano: “tra le quattro mura la famiglia diventa una associazione a delinquere”. Il set dei fratelli  D’Innocenzo a Latina è stato piuttosto blindato e misterioso, un eccesso certo causato anche dalle conseguenze della pandemia, a differenza di quello di Paolo Sorrentino invece, assolutamente aperto a tutte le nostre curiosità. Durante le riprese a Latina del film di Sorrentino, a suo tempo, davvero ci siamo occupati della lavorazione, abbiamo chiesto, sentito, visto i motivi che avevano portato il regista a scegliere, quale location assoluta del suo film, proprio la città di Latina. Quello che aveva spiegato, anche a più riprese, quasi come un ulteriore tentativo di rafforzamento della teoria, era che nell’ambientare questa storia turpe, una storia di usura, di sentimenti corrotti, Sorrentino aveva bisogno di una città che poteva garantirgli l’ispirazione cattiva. Quale luogo migliore dunque di una città voluta e fondata in un periodo tra i più sanguinari, tra i più folli, tra i più corrotti della storia italiana recente poteva meglio testimoniare una storia così infame?

Il ricordo oggi rimane in quell’autunno del 2005 quando Latina era diventata davvero un teatro di posa a cielo aperto, dove tanti erano i cittadini in veste di comparse. Chiunque, passando per le vie dove Paolo Sorrentino era intento a girare rischiava davvero di trovarsi dentro il set, e costretto poi, a comportarsi in maniera autentica e mai a fuggire. Colti in fragrante, ai cittadini non erano ammessi sguardi insistiti alla macchina da presa e nemmeno risolini. Persino le tele di Antonio Taormina, pittore certo naif a Latina, dove sotto i portici di piazza San Marco abitualmente espone e vende, sono entrate nelle scene, così da confermare ancora una volta i motivi precisi dell’ambientazione, un valore che nei film girati a Latina hanno una scena del film America Latinaassunto sempre valori determinati e specifici. Il regista Marco Ferreri per il film  Storia di Piera, girato interamente a Latina e a Sabaudia nel 1982, firmava oltre la regia anche l’ambientazione generale, una funzione mai apparsa prima nel cinema italiano, ma che in  Storia di Piera aveva ricoperto un significato ben preciso. Diceva Marco Ferreri alla fine delle riprese del suo film: “una città così impreparata ad esibirsi, come è stata Latina, è per forza di cose dedita allo occulto”.  Qualcosa di simile aveva pensato anche Giuseppe De Santis quando nel 1972  aveva portato a Latina la troupe del suo film, altrettanto turpe,   Un apprezzato professionista di sicuro avvenire.  De Santis aveva addirittura teorizzato, nella teatralità della circonvallazione del centro pontino, la storia di un avvocato  (Lino Capolicchio)  che impossibilitato a diventare padre per via della propria impotenza sessuale, convince “abilmente” l’amico sacerdote a mettergli incinta la moglie, per poi ucciderlo perché non possa mai più svelare, un giorno e nonostante l’abito talare indossato, che gli impone con il sacramento il deviante silenzio.  Diceva Paolo Sorrentino che Latina era stata per lui  “una ambientazione scelta non a caso”.  Aveva il valore del “supporto sanguinario” che veniva dalla architettura fascista della città,  Sorrentino si appropriava  “proprio inconsciamente”, come aveva detto, della  “cultura malvagia riconoscibile in città”, per facilitarsi quello che diventava il riconoscimento di un Fabio e Damiano D'Innocenzo (3)fenomeno negativo: l’usura. Insomma la storia della città come ispirazione negativa di un fenomeno criminale. Questi i luoghi pontini catturati da Paolo Sorrentino: viale Italia, piazza del popolo, corso della repubblica, la chiesa di Santa Rita, le case popolari di via Filippo Corridoni, all’interno della quale veniva ricavato l’appartamento dell’ usuraio, il Makeroni pranzo e cena, la Bufalara alla altezza della strada interrotta, la cattura di alcuni squarci del mare. Paolo Sorrentino si accorge di Latina percorrendo la pontina per raggiungere Sabaudia. Erano anni che al bivio dei palazzoni si domandava cosa poteva trovare al di là di quei mastodontici palazzi. Un giorno ha deviato e Paolo Sorrentino si è introdotto in città.

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