CIELO SULLA PALUDE di Augusto Genina

di Giovanni Berardi

Ma davvero Maria Goretti viveva da queste parti? …” domandava la candida Silvana Corradi, figlia di un colono giunto nell’agro pontino da Ferrara e che, con la sua famiglia, rappresentava l’anima della fiction Questa è la mia terra, andata in onda qualche anno fa. L’eco del terribile delitto di Le Ferriere riecheggiava fino nella storia romanzata, proprio tra i lavoratori che bonificavano l’agro, probabilmente (questo lo avevamo pensato nei giorni immediati della messa in onda della fiction ed oggi lo ripetiamo esclusivamente per una decisa conferma) una abile furbata degli sceneggiatori per dare una valenza piuttosto storica, laddove assolutamente non c’era, al racconto televisivo. Però inconsapevolmente quella fiction aveva offerto l’occasione per parlare di un film, oggi sicuramente da recuperare, girato nelle zone pontine nel 1947 dal regista Augusto Genina. Il titolo del film è Cielo sulla palude, ci racconta la storia di Maria Goretti, diventata poi il santo patrono del capoluogo bonificato.   Perché Cielo sulla palude è un film da recuperare, soprattutto da parte della generazione più giovane? Perché al di là del ripugnante massacro della ragazza, il film ci dà un quadro spietato e scandito, quasi una geografia fisica, ed anche di vita morale, del territorio. Sostenuta da un direttore della fotografia, G.R. Aldo, che sarà in seguito uno dei collaboratori più preziosi di Luchino Visconti per la bellissima luce del suo cinema, la beltà del film è proprio nel descrivere la palude con i suoi alberi contorti, con la pioggia che accompagna copiosamente le giornate dei braccianti, i bufali che guadano le acque stagnanti, le capanne, in cui abitano nella più nera miseria la gente che si stabiliva in palude, e poi con decisione la descrizione del loro lavoro, umile, silenzioso, faticoso, spesso degradante, ed anche la pura religiosità, nella quale trovava largo spazio la speranza di un riscatto, proprio per sopportarne le sofferenze terrene. Maria, quindi, come tutti gli altri bambini, seguiva il catechismo, faceva la prima comunione, viveva di azioni generiche il suo quotidiano, anche la vita di Alessandro Serenelli, che sarà poi il suo assassino, si nutriva assolutamente di queste ovvietà.

Augusto Genina, con il suo film, ha voluto narrare alcuni momenti della vita di Maria Goretti, ha voluto sottoluineare il gesto di perdono della ragazza ormai in fin di vita, verso il suo assassino. Nella storia e nella vita di questa ragazza il regista ha voluto e saputo cogliere il tempo e la realtà storica e culturale. Infatti, anche se i critici non lo fecero rientrare tra le opere neorealiste, per me Cielo sulla palude rimane un film di forte presa neorealista, cattolico certo, ma sicuramente anche neorealista… Cosi ci aveva risposto il regista Antonio Racioppi da Lavinio, che di Augusto Genina, e del film Cielo sulla palude, era stato l’aiuto regista.

                                                                                                                                          

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