CINEMA ITALIANO E TERRITORIO PONTINO TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO

di Giovanni Berardi

Ricordando ancora la fiction Questa è la mia terra forse una cosa buona, tra le righe, l’ha ricordata e sottolineata anche, nonostante i suoi motivi primari di trasmissione, assolutamente ludici ed anche un po’ pruriginosi e di valori patinati. Ha presentato i luoghi dei lavori della bonifica per quello che effettivamente erano: luoghi della corruzione e della esasperazione civile. Ben altra intenzione avevano invece, in epoca deputata, film quali Camicia nera di Gioacchino Forzano e Scipione l’africano di Carmine Gallone, che nonostante i loro indiscussi valori, estetici e di prima documentazione, denunciavano i propri limiti attraverso il cieco e doveroso consenso al regime fascista. Certo il regista Gioacchino Forzano si rivelò una vera e propria propaganda del regime, il suo Camicia nera, secondo film girato in terra pontina nel 1933, lo realizzò proprio per decantare apertamente il decennale della marcia su Roma. Incentrò il film sulle paludi pontine solo perché queste una volta bonificate, rappresentavano l’ascesa della nazione ed infatti il film di Forzano accompagnò la parte finale della bonifica e l’inaugurazione della città chiamata, a suo tempo, Littoria. Nel film si trova inserito, ed in forma assolutamente integrale, anche il discorso che il duce dedicò alla città inaugurata e, non contento, in un ulteriore documento all’interno del film, il regista fa passare in rassegna le altre opere costruite dal regime ed i viaggi di lavoro di Mussolini stesso nella palude redenta, a dare giù proprio di pala e piccone.

scipione-africanoScipione l’africano invece, girato nella quasi totalità a Sabaudia nel 1937, ricorreva alla storia, alla conquista dell’Etiopia esattamente, per alludere al fascismo trionfante. Il regista Carmine Gallone, realizzò proprio un film di chiare e dichiarate ambizioni propagandistiche, dove insistevano non soltanto l’esaltazione del sentimento nazionale, ma anche l’esaltazione della conquista di un impero, con la soggezione infine di un popolo inferiore. Non manca poi in Scipione l’africano un altra caratterizzazione, ed in questa l’ideologia trasmessa diviene chiaramente di natura fascista, il principio fondamentale di una dittatura, quello della assoluta supremazia del capo. Scipione l’africano diventa la trasposizione sullo schermo della immagine mussoliniana, l’individuo eccezionale chiamato a diventare la guida ardita del suo popolo. Artisticamente invece l’intenzione della industria del cinema, lo stabilimento di Cinecittà a Roma, era stato appena inaugurato, era quella di eguagliare le imprese cinematografiche americane. Il popolo di Sabaudia ricorda ancora il grande campo di battaglia che era diventato, tra le esasperazioni generali. All’inizio delle riprese il set era un ginepraio di gerarchi, e tutti a sentirsi un po’ Scipione. Infatti, dopo Scipione l’africano, e per un certo tempo, la stampa nazionale cominciò, un po’ seriamente ed un po’ anche per giocare sulla spropositata ambizione del cinema e del regime, con la verità poi, piuttosto, di canzonare il regista, a definire appunto Carmine Gallone sempre più come il   Cecil B. De Mille italiano. Cecil B. De Mille, il grande regista americano dei kolossal d’oltre oceano, autore di, tra gli altri, del primissimo Cleopatra, di   I dieci comandamenti, di Sansone e Dalila.

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