IL NUOVO LIBRO DI GERRY GUIDA: “HIRO NARITA. DEPT OF FIELD”. L’INTERVISTA ALL’AUTORE

di Giovanni Berardi

DSCN0476Gerry Guida, storico e critico cinematografico, è un brillante organizzatore di rassegne, manifestazioni e festival del cinema. Inoltre è uno dei maggiori esperti e studiosi di fotografia cinematografica a livellonazionale. Tra le sue più note pubblicazioni “Woody Allen.Crimini e misfatti”, “Alfio Contini. Luci e colori di una vita”, “Sergio D’Offizi. Cinquant’anni dietro la macchina da presa”, “Il giardino dei Finzi Contini. Unviaggio tra storia, cinema e letteratura”, “Luce su Alberto Sordi, nei ricordi dell’autore della fotografia Sergio D’Offizi”, i suoi due libri dedicati a Nino Manfredi, eroe della Ciociaria, proprio come Gerry Guida, “Cafè Express. Viaggio in treno al termine della notte” e “Pane e cioccolata. Manfredi e l’odissea dellamigrazione”, “Il Sorpasso. Viaggio nell’Italia del boom”. Il suo nuovo lavoro, uscito proprio in questi giorni è “Hiro Narita. Dept of Field” ed ha una particolarità: è scritto in lingua inglese. Dice Gerry Guida: “si, ed è il mio primo libro scritto in lingua inglese. Con Silvia Tarquini, fondatrice della casa editrice ArtDigiland, da tempo pensavamo alla possibilità di entrare nel mercato Usa con i nostri temi che riguardano la fotografia cinematografica, che poi è l’argomento principe del catalogo Artdigiland. Già con il blog della stessa casa editrice avevo avviato il tentativo intervistando moltissimi Gerry Guida (1)cinematoghapher internazionali come Christian Berger, Manuel Alberto Claro, Benoit Delhomme, Thomas E. Ackerma. E il risultato era stato un notevole riscontro da parte dei lettori e soprattutto da parte degli addetti ai lavori”. Poi Gerry Guida ha trascorso giorni, dalla sua Ciociaria, a farsi raccontare, telefono alla mano, la vita professionale ed “avventurosa” dell’autore della fotografia giapponese Hiro Narita per scriverne infine un libro di testimonianze. Ed ha passato anche giorni “di gloria e di passione”, come dice Gerry Guida, per farsi raccontare anche, come e perché, è nata l’amicizia e poi la collaborazione così ricercata di Hiro Narita con Michelangelo Antonioni, e questo proprio dal set, e sul set, glorioso di “Zabriskie Point” che, perdonate la chiosa personale, troviamo resti il film più bello e più vero di Michelangelo Antonioni. Gerry Guida conferma e dice: “e di tutti i film di Antonioni “Zabriskie Point” è certamente l’opera che non ha richiesto una seconda visione per risolverne tutte le ambiguità”. E’ logico domandare ora a Guida come ha poi affrontato nel suo libro l’incontro di Hira Narita con Michelangelo Antonioni, incontro che certamente continua ad avere dell’iconico.  Dice Gerry Guida: “il film di Antonioni è stata la prima esperienza di Hiro nel cinema. Lavorò al film in qualità di camera operator, riprendendo le rivolte studentesche inserite nel racconto cinematografico e sul finire delle riprese collaborò  anche come fotografo di scena. Con Hiro abbiamo rivissuto l’atmosfera di quegli anni, il clima politico ed artistico che si respirava. Abbiamo poi ricordato i suoi incontri con Antonioni e Contini, della sua visita anni dopo al Tamalpa Institute fondato dalla protagonista del film Daria Halprin”. Noi diciamo che il fascino di “Zabriskie Point” l’abbiamo trovato “esplosivo” nel suo finale, in quella profezia del disastro atomico atta a punire la civiltà consumistica per aver permesso che Tanatos prevalesse su Eros.  Per Antonioni pensiamo,attraverso il suo film ed anche la copertina di Hiro Noritaattraverso incontri successivi, sia sempre stato chiaro un concetto: l’America è il luogo dove il fine, cioè l’uomo, diventa il mezzo e il mezzo, cioè il profitto, diventa il fine.  Insomma è parso ovvio che in “Zabriskie Point” le cose valevano più delle persone. Un concetto notevolmente poetico. Dice Gerry Guida che fin da spettatore giovane era stata grande la sua passione per la  fotografia cinematografica: “ero solito poi appuntare i nomi degli autori della fotografia cinematografica ed i relativi film che firmavano e che leggevo nei titoli di testa creandomi così un mio personalissimo database”.  Gerry Guida non nega che i film che l’hanno formato come spettatore prima e come critico cinematograficodopo, che anzi lo hanno spinto davvero nella professione, sono tantissimi e che ora gli resta molto difficile, per non dire impossibile, stilare un elenco. Dice Gerry Guida:“e comunque alcuni dei più importanti sono “8 e ½”, “Quarto potere”, “2001 Odissea nello spazio”, “Il settimo sigillo”, “I quattrocento colpi”, “Il Conformista”, “Il Padrino”, “Barry Lyndon”.  Altri titoli poi come  “Il Sorpasso” e “C’eravamo tanto amati” sono film a cui sono legato per motivi artistici ed affettivi”. Hiro Narita crediamo sia il primo autore della fotografia giapponese a cui Gerry Guida dedica un lavoro così “setacciante”. Come mai la scelta è caduta proprio su di lui?  Dice Gerry Guida:  “l’amicizia con Hiro è nata grazie ad un evento che organizzai per ricordare l’amico Alfio Contini, direttore della fotografia di tanti importanti film della cinematografia italiana degli anni sessanta e settanta. Tra le testimonianze recuperate su Contini anche quella di Hiro Narita perché aveva collaborato, giovanissimo, al film “Zabriskie Point” di Michelangelo Antonioni e di cui proprio Alfio Contini aveva firmato la fotografia.  Da quel momento è nato un grande rapporto epistolare con Narita, un confronto quasi quotidiano di idee e di appunti fino a quando è maturata l’idea necessaria di un intero libro su di lui. E cosi ha visto la luce questo libro intervista che mi ha dato, e ci ha dato, la possibilità di rivivere e di analizzare insieme film iconici e di grande successo come appunto “Zabriskie Point” ma anche “More American Graffiti”, “Star Wars: Il ritorno dello Jedi”, “The Last Waltz”, “Never Cry Wolf”, “Star Trek VI: The Undiscovered Country”, “The Rockteer”, “Dirty Pictures”, “Always”, “The Time Machine”, “Hocus Pocus”, “Honey”, “I Shrunk The Kids”, “Blue Velvet”, “Unbearable Ligjhtness of Bein” e tantissimi altri”.  E questo tuo lavoro internazionale come lo hai affrontato, quali le difficoltà incontrate ed il metodo che hai adottato?  Dice Gerry Guida: “nel corso degli anni ho avuto la possibilità di intervistare centinaia di cinematographers italiani e non, ma scrivere un intero libro per giunta in un’altra lingua con un cinematographers giapponese-americano è stata davvero una esperienza unica. Hiro vive a San Francisco, abbiamo scritto il libro nell’arco di un anno. Ho approfondito la sua cultura, studiato i suoi film, ricostruito la sua carriera. E’ stato un viaggio veramente emozionante.  E tutto ciò è stato possibile grazie alla tecnologia, data la grande distanza che ci separava, io a Ceccano in Ciociaria, lui a San Francisco. Così man mano gli rivolgevo domande e curiosità anche tramite posta elettronica. Devo aggiungere che Hiro si è dimostrato da subito di una disponibilità unica, collaborativo come pochi ed una grande persona a livello umano. Ed infatti tra di noi è nata una bellissima amicizia”.

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.

*