“LA SERIETA’ DEL COMICO”: IL LIBRO DI LEO GULLOTTA
di Giovanni Berardi
A Sabaudia il Festival della commedia cinematografica italiana, un evento voluto dall’Amministrazione comunale a cui hanno dato una mano notevole l’organizzazione artistica di Ricky Tognazzi e Simona Izzo, aveva avuto un eco anche nazionale. Un momento durato però troppo poco, ma sempre un tempo necessario per lasciare un segno preciso del carattere che la città delle dune ha sempre mantenuto con il cinema. In questo passaggio a Sabaudia c’è stato pure l’attore Leo Gullotta, oggi tornato sul mercato editoriale con un libro, bello e completo, scritto da Leo Gullotta insieme al critico Andrea Ciaffaroni, “La serietà del comico”, edito dalla casa editrice Sagoma. Questo libro è per Leo Gullotta un modo per festeggiare i suoi sessant’ anni di carriera, una carriera che in definitiva è diventata oggi un pezzo di storia dello spettacolo italiano. Già a Sabaudia, dove Leo Gullotta era intervenuto per ritirare il suo premio dedicato a Paolo Villaggio, si era lasciato andare ai tanti ricordi di una carriera prestigiosa, aveva di per sé ricordato i tanti incontri che questa carriera aveva suggellato: Salvo Randone, Turi Ferro, Ave Ninchi, Renato Rascel, Nino Manfredi, Nanni Loy, Giuseppe Tornatore. A Sabaudia, sul proscenio del Festival, aveva dedicato ad ognuno di loro un ritrattino intenso e saporito, un ritratto di vita e di relazioni professionali. Qualcosa che poi si ritrova anche nel suo “La serietà del comico”. Il pubblico, stipato nell’arena allestita a Sabaudia, aveva poi gridato al momento del Bagaglino, certamente il suo palcoscenico più popolare, chiedendo a viva voce aneddoti da quella esperienza, una richiesta che Leo Gullotta aveva assolutamente assolto. Una esperienza quella del Bagaglino che aveva visto Leo Gullotta in simbiosi anche con un altro talento della terra pontina: Fabrizio Maturani, noto al grande pubblico come Martufello. Dice Leo Gullotta: “Andrea Ciaffaroni, al quale ho affidato i miei ricordi, è davvero un archeologo del cinema e del teatro, uno dei massimi esperti italiani di comicità internazionale oltre che italiana. Lui conosce a menadito il cinema e lo spettacolo. Nel libro è riuscito, con una sensibilità anche poetica, ad imbastire tante ricostruzioni biografiche, ed è riuscito a corredarlo da bellissime fotografie che Andrea ha saputo tirare fuori con una grazia davvero esemplare. Nei miei sessant’anni di carriera certamente ho realizzato cose buone e cose meno buone, qualcosa anche di stupendo, ma ho sempre cercato di portare a casa una lezione, come uomo e come professionista. E questa lezione è il rispetto del pubblico. Me lo hanno insegnato, attraverso l’esempio, i grandi attori con il quale ho avuto l’onore di lavorare da giovane. Da ogni esperienza ho sempre cercato di portare a casa un mondo, umanamente e professionalmente. Poi è importante “osservare” e questo lo dico con enfasi proprio per sottolinearlo. E da Ciaffaroni mi sono fatto decisamente confessare e osservare: gli ho detto suggeriscimi le cose che ancora posso tirare fuori dalla vita e dal lavoro. E capire quale è la differenza tra l’uomo e l’attore è stata un po’ la chiave del libro”. Leo Gullotta lo abbiamo visto al cinema interprete di film memorabili quali “Cafè Express”, “Nuovo Cinema Paradiso”, “Scugnizzi”, “Baaria” e la sua grandezza è stata anche quella di non rinnegare mai, a differenza di altri, le sue scelte “pecorecce”, di film come “Maria Rosa la guardona”, “L’onorevole con l’amante sotto il letto”, “I Carabbimatti”, “L’esercito più pazzo del mondo”. E in teatro ha interpretato opere dirette da registi quali Franco Enriquez, Giancarlo Cobelli, Patrick Rossi Gastaldi ma anche testi decisamente popolari come quelli diretti da Pier Francesco Pingitore. Dice Leo Gullotta: “Pier Francesco Pingitore è il regista che ha sperimentato davvero le mie attitudini nei vari campi dello spettacolo, al cinema, in teatro, in televisione. Da lui sono stato diretto, tra tutte queste discipline, in ben trentanove spettacoli”. C’è una definizione nel libro di Andrea Ciaffaroni che ci piace riprendere ed è quella del regista Giuseppe Tornatore, il quale definisce Leo Gullotta un attore, oltre che generoso ed instancabile, assolutamente interessato alla verticalità delle parti e non solo all’orizzontabilità. Cioè Tornatore sottolinea appunto la capacità dell’attore di lasciare il segno anche in una piccola parte. Lo spettacolo dice Leo Gullotta è una cosa sola e in questo libro il concetto traspare tutto, il cinema come il teatro e finanche la letteratura sono per Leo Gullotta le più importanti dimensioni per vivere la vita. Insomma il libro ci restituisce un Leo Gullotta soprattutto contento, un intellettuale ed un’artista, ne valorizza le doti umane, la generosità e l’entusiasmo, anche qua e là il disordine creativo. Leggendo “La serietà del comico” si rimane sempre più, come dire, presi dalla vita di Leo Gullotta, di come questa vita l’ha vissuta e di quanto entusiasmo ci ha messo. Ed anche di come continua a viverla. Noi ribadiamo che il lavoro di Andrea Ciaffaroni riesce a mantenere intatto il fascino del grande attore, dell’attore che riesce sempre a mantenere la scena. La grandezza di Leo Gullotta è proprio la padronanza dei diversi stili dello spettacolo, dal teatro al cinema. E questa padronanza, ne restiamo convinti, gli ha permesso di non ripetersi e di rimanere sempre un artista geniale.
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