RUGGERO DEODATO: RICORDI TUTTI PONTINI

di Giovanni Berardi

DeodatoI ricordi pontini del regista Ruggero Deodato, scomparso pochi giorni orsono a Roma, sono tutti sul litorale: Anzio, Nettuno, Sabaudia, San Felice Circeo.  Il suo amore per il mare lo faceva spesso da queste parti,   era anche un motivo, come diceva  “per raccogliersi e per meditare”. Ed infatti anche nel periodo invernale  le presenze di Ruggero Deodato sul litorale erano presenze piuttosto continue. Appena un set, quasi sempre in giro per il mondo, era chiuso lui approfittava per tornare sui lidi del Circeo o tra le grotte di Nerone ad Anzio, luogo che amava oltremisura. Non c’era verso, ogni discorso andava sempre a parare sulla mitica spiaggia neroniana, dove per anni aveva anche posseduto una casa. Una vita davvero divertita, quella di Ruggero Deodato nel cinema, anche se puntualizzata, nel pieno della sua carriera, da film piuttosto estremi come “Ultimo mondo cannibale”, 1978, e “Cannibal Holocaust”, 1980. E “Cannibal Holocaust” soprattutto,  ad Anzio ad esempio aveva trovato una censura serratissima. Era accaduto  durante la prima edizione dell’Horror Film Festival voluta sul litorale pontino da Luigi Pastore.  Raccontava, con un certo rammarico Ruggero Deodato: “da quella esperienza di Anzio sono uscito piuttosto mortificato, quella che era sempre stata l’idea di un film dove poter riflettere, sicuramente vergognandosi, sulla violenza è stato percepito e considerato invece     solo come una apoteosi gratuita della violenza ed io stesso visto come l’ultimo dei sanguinari sceso sul litorale”.  Raccontava, in conferenza stampa ad Anzio, Ruggero Deodato, quasi a giustificazione per aver girato questo film: “la mia generazione è cresciuta nell’immediato dopoguerra, quando la campagna era viva e si vivevano tradizioni culturalmente consolidate e certi riti. Ad esempio la morte del maiale era proprio una festa nel mondo contadino, la si programmava per tempo e tutti assistevano, bambini compresi, al sacrificio violento della bestia, che veniva sgozzata e moriva lentamente, dissanguandosi, e tutto questo cla locandina de L'Inferno in__ direttaerto tra atroci sofferenze. C’era poi l’avvenimento della trasformazione dei galli in capponi, dei piccioni che venivano affogati perché le carni restassero più tenere. E molti gattini neonati venivano scelti e poi annegati al fiume perché andavano, come si dice, limitati.  La mia generazione è cresciuta nella normalità culturale di questi eventi violenti. Poi, oggi devo dirlo, “Cannibal Holocaust” è ormai vecchio di trent’anni. Quando io ho realizzato il film avevo dietro di me, ancora fresca, la mia gioventù e la mia esperienza contadina. Certo che, posso dire, documentare questa cultura ha dato molto fastidio al mondo dell’ipocrisia”.

 Noi diciamo che nella vita, purtroppo ed al di là di tutto, spettacoli simili, anzi della più oscena verità, legalità e crudeltà, accadono ancora oggi nei mattatoi e negli allevamenti intensivi ad esempio, questo grazie anche alle leggi sempre in vigore, anzi recentemente anche rinforzate, dove riconoscono ancora la valenza scientifica alla vivisezione sugli animali indifesi. Raccontava ancora Ruggero Deodato:“non rinnego nulla, assolutamente, ma la cultura che io esprimo, è sempre stata contro una realtà violenta.  E “Cannibal Holocaust”, realizzato con tutti i crismi della verità, anche la più nefanda, era e resta un film nettamente  contrario alla violenza, era e resta un film di denuncia e non uno splatter, ma purtroppo continua a non essere interpretato nella maniera corretta. “Cannibal Holocaust” soprattutto non ha speculato  poiché la vita in Amazzonia, dove il film è stato girato, presentava tutti i giorni situazioni violente, come quelle descritte    nel film, con assoluta normalità. Noi abbiamo girato il film quasi senza sceneggiatura, anche se una stesura c’era ed era firmata da Gianfranco Clerici. Io stavo nei luoghi e filmavo, mandavo il materiale a Milano al Mifed, il mercato cinematografico più importante a livello mondiale e lì veniva comperato dai paesi di tutto     il mondo a scatola chiusa, immediatamente. Il produttore da Roma, ricordo, mi implorava e ripeteva gira Ruggero, gira più che puoi e spedisci i filmati”.  “Cannibal Holocaust” in realtà ha portato alla luce una realtà tribale, riti o esempi sanguinari che è ancora attiva ai giorni nostri legata alla cultura amazzonica, ma anche la comune delinquenza violenta ed efferata, introdotta in quei luoghi dalle cosche occidentali. “L’intento” ha sempre ripetuto Ruggero Deodato “da parte mia, è stato quello della denuncia di una realtà e non del gratuito ed osceno spettacolo fine a se stesso”.

L’incontro co5-Film-Yang-Tidak-Mungkin-Tayang-di-Bioskop-Indonesia-Bahkan-di-Dunia-Sekalipun-1n il regista Ruggero Deodato, a suo tempo, era avvenuto nella sua casa di Roma, un assolato appartamento nel cuore del quartiere Parioli. L’incontro era stato programmato anche per decantare le lodi del regista al territorio pontino ma soprattutto per parlare della  “grossa”  delusione di Anzio. La sorpresa comunque, per il cronista, appena messo piede in casa Deodato è stato trovare sullo scrittoio del regista      il libro del nostro Antonio Pennacchi, “Canale Mussolini”, all’epoca non ancora vincitore del premio Strega, ma già ben piazzato per il grande trionfo, che infatti sarà da lì a pochi mesi. Il libro di Antonio Pennacchi, come ci ha detto, era stato donato a  Ruggero Deodato da Enrico Mentana, buon amico del regista.  La storia descritta da  “Canale Mussolini”, le traversie degli uomini umili trascinati sull’Agro Pontino a redimere  il mostro paludoso, dove la malaria, la povertà, l’estrema fatica, erano davvero “L’inferno in diretta” (da un titolo di un famoso film del regista)  che continuamente mieteva vittime. Tutto questo, l’essenza del libro      di Pennacchi, ci era sembrato, in estrema sintesi, attinente con le tematiche artistiche e culturali espresse     dal miglior cinema di Ruggero Deodato. Insieme al regista avevamo discusso di questo apparentamento      e rincorso anche una logica che Deodato aveva trovato “decisamente pertinente”.

 

Ruggero Deodato oggi era diventato un signore bello, la maturità certamente gli aveva donato quell’aria rilassata, pacata, simpatica ed era un piacere restargli vicino e parlare. Innamorato del suo lavoro, e del cinema come cultura, al pari del grande regista americano Quentin Tarantino, al quale lo legavano ormai una amicizia ed una stima sincera. Le lodi a Quentin Tarantino non si erano contate nella lunga chiacchierata perché tante erano state, e tutte ricche di assoluta ammirazione. Deodato aveva raccontato anche l’incontro con la moglie del regista Joe Dante, e sul proscenio di Anzio confessare che la donna non voleva assolutamente credere che fosse lui il regista di un film “cattivo” come “Cannibal Holocaust”. Deodato sorridendo aveva descritto l’incontro con la signora Dante mimando anche un atteggiamento delicato, questo nel frangente in cui la signora aveva chiesto, alquanto meravigliata, al regista italiano: “ma come, non  hai il piercing sulla lingua, non hai i capelli blu ed arancioni. Mi domando come hai potuto tirare fuori tutte quelle immagini terribili … Raccontava ancora Ruggero Deodato: “quando è venuto da me il regista americano Eli Roth, io stavo girando, ahimè, una puntata di “Incantesimo” prodotta per la televisione italiana. In quel frangente Eli Roth mi aveva proposto, molto carino, la partecipazione al suo film “Hostel 2” e guarda caso per un divertente cammeo evocativo, nel quale interpretavo proprio un cannibale italiano”.

 Ruggero Deodato è stato un regista dal talento decisamente eclettico, i generi dello spettacolo sono state le sue armi professionali, ha spiazzato dal giovane e spensierato cinema del “musicarello” italiano con titoli quali “Vacanze sulla costa smeralda” e “Donne, botte e bersaglieri” dove dirigeva nella sua prestazione d’attore un talento della canzone italiana come Little Tony. Poi Ruggero Deodato ha fatto proprio il genere della parodia comica, del lacrima movie, del poliziesco, del thriller all’italiana e del “cannibalico”. Tutte queste “incursioni”, come le chiamava, hanno in definitiva decretato la sua professionalità nel difficilissimo mondo del cinema italiano. Ruggero Deodato è morto a Roma nella notte del 29 dicembre scorso.

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