AL MUSEO MANZÙ (ARDEA) LA SECONDA PRESENTAZIONE DEL ROMANZO “L’INTREPIDO ALCHIMISTA” DI FRANCESCO GIULIANO Sabato 29 novembre, alle ore 11.00 via Laurentina km 32.

La Redazione



Tra le scienze umane e le scienze sperimentali, soprattutto nell’era moderna dellaglobalizzazione, si è instaurato un OLYMPUS DIGITAL CAMERAdifficile rapporto in quanto le prime, arroccate in un “sapere” non-empirico sono proiettate nel passato, mentre le seconde, in seguito a tutte le straordinarie scoperte che permettono di ottenere continuamente un ampliamento della conoscenza e la diffusione di essa, sono proiettate nel futuro. Una rivoluzione in atto, dunque, che sta portando l’uomo a “vedere” non solo il macrocosmo in cui vive ma anche il microcosmo di cui è fatto e a cambiare continuamente il modo di interpretare l’essere. Le vecchie entità culturali “compartimentate” e i loro mezzi che permettevano di comprendere il mondo sono in crisi. Per questo si richiede un’unificazione culturale che permetta in modo naturale di assemblare il passato con il futuro. Nel 1991, John Brockman, presidente della Edge Foundation, in un saggio dal titolo The Emerging Third Culture, scriveva “Negli ultimi anni il campo di gioco della vita intellettuale americana si è spostato e l’intellettuale tradizionale ha assunto un ruolo sempre più marginale. Un’istruzione in stile anni Cinquanta, basata su Freud, Marx e il modernismo, non è una qualifica sufficiente per una testa pensante del giorno d’oggi. Di fatto gli intellettuali tradizionali americani sono in un certo senso sempre più reazionari e spesso fieramente (e perversamente) ignoranti di molti significativi conseguimenti intellettuali della nostra epoca. La loro cultura, che disdegna la scienza, è spesso non empirica. Utilizza un proprio gergo e lava in casa i propri panni (più o meno sporchi). È perlopiù caratterizzata da commenti di commenti, e la spirale di commenti si dilata fino a raggiungere il punto in cui si smarrisce il mondo reale”(John Brockman). Tra gli intellettuali tradizionali tutto ruota attorno alla “parola” spesso priva di fondamento. Si prospetta necessariamente, per questo, l’avvento di una “terza cultura” in cui gli umanisti pensino come gli scienziati e gli scienziati come gli umanisti, perché in fondo ciò che accomuna gli uni agli altri sono i sentimenti che esprimono, la passione che mettono nel loro lavoro e la ragione. Cambia il substrato di ricerca, ma ciò che opera è sempre e soltanto l’uomo con tutte le sue diverse sfaccettature. Oggi che la Scienza, frutto del pensiero dialettico (non è un caso che il metodo scientifico abbia ripreso il suo cammino nel XVII secolo, dopo un letargo di circaduemila anni, grazie non solo a Galileo Galilei ma anche al ripristino della filosofia epicurea, fautrice della libertà di pensiero, che subentrò prepotentemente alla filosofia aristotelica che invece ne era stata inibitrice), sta progredendo esponenzialmente, si ritiene che uno dei mali peggiori sia il dogmatismo, ovvero l’utilizzo di un’educazione di stampo catechetico che insegna ad obbedire, a eseguire ciò che viene detto e ordinato, a stare nel “branco”, e impedisce all’individuo, sin dai primi anni di vita, di pensare in modo autonomo e creativo. Cioè ad essere “un artista”. Il dogmatismo porta l’individuo, di fatto, ad acquisire, sin dalla tenera età, insegnamenti e precetti che gli vengono “imposti” come verità assolute, indiscutibili, inoppugnabili. Ciò lo condiziona e gli chiude la mente rispetto all’indagine di nuove frontiere speculative, a causa della categorizzazione del lavoro di un determinato settore, dove egli è costretto a “ripetere”, anche se apparentemente diversificato, per tutta la sua vita, ciò che gli è stato insegnato. Conseguentemente si crea una voragine tra i progressi scientifici e il suo livello di conoscenza. “Ripetere” non significa “creare” cose nuove, ma vuol dire produrre cose con stampo predeterminato e inibire l’ingegnosità.

Ebbene, Marcella Cossu, direttrice del Museo Manzù della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Ardea (Roma), nel libro “L’intrepido alchimista” ha colto l’essenza basilare di questo nuovo “Umanesimo” e, assieme a Fabrizio Giona, giornalista del “Il giornale di Latina”, presenterà il suddetto romanzo di Francesco Giuliano, sabato 29 novembre, alle ore 11.00 presso il Museo Manzù di Ardea, via Laurentina km 32.

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