“ANATOMIA DI UN CUORE SELVAGGIO”. IL LIBRO DI ASIA ARGENTO E I SUOI RICORDI PONTINI

Giovanni Berardi

Asia ArgentoAsia Argento ha dato alle stampe la sua autobiografia: “Anatomia di un cuore selvaggio”, Piemme editore. E’ in libreria da pochi giorni ma già la tiratura della prima edizione corre verso l’esaurimento. Il libro di Asia è un libro di percorsi, l’analisi di un’ansia, la biografia di una ribellione. E’ un libro dove si avverte un dolore, ma anche una ferrea volontà di rivolta.  In “Anatomia di un cuore selvaggio”  i concetti sono spesso disperati, ma raccontano bene il quotidiano,  e il disagio che ne consegue. Innanzitutto è netto il percorso di Asia nel cinema, segnato già dalla più tenera delle età.  Ed è letteralmente un percorso da “ultima diva conosciuta”. Il percorso di Asia Argento, nel cinema come nella vita, resta davvero un percorso marcato, segnalato, autentico. Ora che ha smesso di essere l’attrice per essere prima regista e più tardi scrittrice, questo percorso da  “diva”, proprio tra virgolette, ci appare ancora più sottolineato e più preciso.  Al suo cospetto sentiamo che è proprio un’urgenza, una necessità per noi che abbiamo in mano il suo libro, cercare di capire chi sia veramente Asia Argento. Azzardiamo una considerazione: Asia è una coscienza, una responsabilità artistica. Anche tra le più belle e spontanee, è l’idea che la banalità non è mai riuscita ad abitare la sua persona. Asia è, proprio nel palese e nell’apparenza:ambigua,solare,raffinata, intrepida, fragile, scorbutica, lunatica, timida. Dopo, per questa apparenza sottolineata, può non essere tutto ciò. Asia semplicemente è.

Diva recalcitrante?  Viziata e bizzarra?  Personaggio maledetto? Anche un po’ dark?  “Ma andiamo” come dice Asia  “lasciamo alle menti lobotomizzate, nutrite più che altro da secche e consumate banalità, tali sterili considerazioni”, che eppure un tempo erano state lanciate e che ci avevano per anni reso prevenuti. Asia è semplicemente una personalità. E lo avevamo capito già da Asia bambina, dal debutto a nove anni sul set de  “Sogni e bisogni”  di Sergio Citti e poi ad undici sul set di “Zoo” la potente pellicola di Cristina CoLa copertina di Anatomia di un cuore selvaggiomencini, dove si metteva a nudo l’infamia dei giardini zoologici. Era netta la partecipazione “eppure bambina” di Asia, proprio con il cuore diritto e puntato verso la pietà per gli animali costretti a vivere, in fondo, una prigionia immeritata. Negli occhi di Asia interprete si leggeva, tutto in cristallino, già da quel lontano 1988, questo dolore.  E siamo rimasti colpiti, decisamente affascinati, da tale poesia espressiva. Una poesia espressiva che non tardiamo scoprire anche attraverso le pagine de “Anatomia di un cuore selvaggio” , lo struggente romanzo del dolore, dove l’io di Asia è raccontato senza codici e senza limiti, anche se, forse per un pudore inconscio, ancorato al vincolo della più “reale” fantasia. Asia viene fuori oggi da un periodo alquanto buio,sbattuta sui media e spesso condannata, e la verità sul suo passato di “colpe” sta anche alla base del suo “Anatomia di un cuore selvaggio”. Ha detto Asia Argento di essersi raccontata perché, in tutti questi anni di duro lavoro sui set ed anche in teatro, ha capito di avere tante persone che si sono identificate quasi nei vari momenti della sua vita.  “Dico la verità” ha detto Asia “ e quando dici la verità non puoi sbagliare”.  Dalle pagine di  “Anatomia di un cuore selvaggio”  Asia ha raccontato, davvero e senza barare, come si era sentita ragazzina e come si sente oggi, donna adulta.  I ricordi pontini di Asia Argento sono legati anche sulla mancata venuta a Latina nel 2017, per i problemi legati alla inagibilità del teatro D’Annunzio, del suo spettacolo, “Rosalind Frankin –

Il segreto della vita” un testo che era davvero in linea con l’acume e la genialità organizzativa del buon Carlo Fino, il mitico impiegato comunale,  come si definiva Carlo, prestato però, anni prima, alle migliori stagioni del nostro teatro. Semplicemente se Fino fosse stato in vita, il proscenio al testo di  Anna Ziegler lo avrebbe concesso anche lui. Ma Carlo Fino se ne era andato ben dieci anni prima. Poi il fascino che Asia prova per l’architettura fascista l’hanno portata spesso, anche solo per un passeggio, soprattutto a Sabaudia, dove ama dimorare fuori stagione. Il ricordo di un gruppo di giovanissime fan  portano la Argento a Punta Rossa al Circeo, quando avvistata e poi avvicinata dal gruppo Asia ha risposto:  “sono arrabbiata, voglio stare da sola,  scusate …”. E non era arroganza,  neppure un senso di spocchia,  ma solo voglia  “essenziale” di essere, in quel frangente, semplicemente: decisa, fragile, sincera.

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