CONCLUSA A FONDI LA DICIANNOVESIMA EDIZIONE DEL FILMFESTIVAL

di Giovanni Berardi

E’ stata certamente una kermesse particolare questa diciannovesima edizione del FondiFilmFestival, dettata dai vincoli della legge antiCovid 19.  Dice subito Marco Grossi, direttore artistico del Fondi: “qDSCN0476uando abbiamo deciso di dare corso alla diciannovesima edizione del FondiFilmFestival, e c’è stato un momento in cui abbiamo anche sfiorato l’idea di annullarne l’edizione, la condizione immediata, imposta dalla situazione pandemica del Covid-19, era quella di riformulare l’edizione, programmando serate all’aperto e proiezioni nel pomeriggio, a capienza ridotta, alla sala Lizzani. Riformulare l’edizione anche costringendoci ad un cambio di data, non più quella classica di fine settembre, nel preludio autunnale, subito dopo la conclusione della mostra d’arte cinematografica di Venezia, e che si ritiene la più logica, ma bensì a fine luglio, proprio nel pieno della stagione estiva“.  Un cambio di rotta che non ha creato particolari sofferenze alle abitudini pregresse di un pubblico di appassionati.  Il FondiFilmFestival quindi è tornato a Fondi, sul proscenio del chiostro di San Domenico sabato 25 luglio ed è stata una festa fino al 1 agosto, quando ha consegnato il Dolly d’oro Giuseppe De Santis al regista  Alberto Sironi per il suo film di esordio  Sole. Continua ancora Marco Grossi: “siamo contenti. I nostri sforzi sono stati ampiamente ripagati,sia dalla qualità degli ospiti intervenuti, sia dalle proiezioni che dalla netta partecipazione del pubblico. Mentalmente siamo già proiettati al prossimo anno per l’edizione del ventennale. Speriamo che possa essere ancora più ricca ed appassionante. Da parte nostra, in questo senso,  l’impegno sarà assoluto”. Certamente, facendo eco alle parole di Marco Grossi, negli anni sempre di più la manifestazione di Fondi, nata nel nome del regista Giuseppe De Santis, è diventata qualcosa di cui nessuno, in zona pontina, vuole farne più a meno. Il FondiFilmFestival è un festival di grandi star nazionali, che giungono a Fondi senza pretese, solo per condividere un progetto, culturale, che si ispira a Giuseppe De Santis, e che porterà a breve anche alla inaugurazione del museo del neorealismo a Fondi. Quest’anno il proscenio è spettato alla sceneggiatrice Giulia Calenda, al regista produttore  Simone Isola, al critico Marco Spagnoli, all’attore Lino Capolicchio, all’attrice Isabella Savona per l’omaggio al papà, il regista Leopoldo Savona, ai registi  Fabio Micolano, Giuseppe Sansonna, Giulia Cacchioni, Marcello Caporiccio, al musicista  Ambrogio Sparagna. Con il regista Fabio Micolano, che ha portato a Fondi il suo  C’era una volta il prossimamente  poi si è respirata l’aria della grande stagione del cinema italiano, si è parlato e si è capito come sono cambiati nel tempo trascorso, i ritmi, le aspettative, il costume, la cultura, il gusto, i desideri di un pubblico forse non più disposto oggi alle emozioni più facili.  Attraverso appunto quei minifilm, quelli accenni chiamati a dare una prima sistemazione, “erano come una premessa” ha spiegato Micolano dal palco, qualcosa che poi doveva convincere lo spettatore a tagliare un nuovo biglietto per un nuovo ulteriore spettacolo, da vedersi poi rigorosamente in sala. Fabio Micolano, rispondendo a Marco Grossi, è stato esplicito: “questi prossimamente, che il pubblico meno giovane vedeva nelle sale prima del film per cui avevano pagato un biglietto, erano filmati molto descrittivi, con una retorica molto adatta, cercavano quasi di prendere lo spettatore per mano, e ci riuscivano. Gli indicavano quasi nel dettaglio quelli che erano i protagonisti, le atmosfere, gli incastri, cercavano di interessarlo al massimo insomma rispetto al prossimo film. Si creava certo una atmosfera, qualcosa che poi ti spingeva quasi ad una prenotazione mentale e a tornare in sala per vedere il nuovo film”. Con Giulia Calenda invece, sceneggiatrice oggi tra le più ricercate dal cinema e dalle serie televisive, si è potuto creare quel ponte che porta il copione scritto alla sua realizzazione in pellicola. Insieme a lei, Marco  Grossi ha poCASTELLARI/TARANTINO: I BASTARDI DEL TRENO BLINDATOi potuto omaggiare lo sceneggiatore  Ugo Pirro  (quest’anno avrebbe compiuto cento anni), che di  Delitto d’amore, il film proiettato a Fondi, è lo sceneggiatore insieme al regista Luigi Comencini. Le parole di Marco Grossi: “… il film che proiettiamo, Delitto d’amore, è stato scritto dal regista Luigi Comencini con uno dei più grandi sceneggiatori, non solo del cinema italiano, che era Ugo Pirro. A noi era molto caro Ugo, lo abbiamo conosciuto nei primi anni di vita della Associazione, è stato collaboratore fisso di De Santis, si può dire che nasce al cinema grazie al rapporto con Peppe e la scrittura di Pirro in questo film credo sia stata determinante. Come non chiamare in causa, sul tema, il film  La classe operaia va in paradiso di Petri, che Pirro aveva scritto antecedentemente a questo, eppure lo stesso Pirro ha, come dire, per i due film stili di scrittura completamente diversi  …”. Poi quelle di Giulia Calenda: “ … di questo film apprezzo molto quello che sento essere la contrapposizione tra le due scritture, quella di nonno e quella di Ugo Pirro, perché lo stile di Pirro, ideologico, roccioso, tosto, si incontra e non si scontra, con lo stile di nonno, portato più verso il sentimento, verso la comprensione delicata, verso l’analisi e la dialettica più introspettiva”.Sole,  il film di Alberto Sironi,  che si è portato a casa il  Dolly d’oro  “Giuseppe De Santis”,  già trionfatore a Venezia nella sezione Orizzonti con il premio Fedic, era stato visto anche al festival di Toronto. Anche a Toronto il film di Sironi aveva avuto ampie segnalazioni critiche, a Fondi l’opera prima ha avuto una conferma precisa con il Dolly, che, come dice l’associazione  “amiamo pensare essere l’occhio vigile ed attento  di Giuseppe De Santis verso la nuova generazione di registi”. Nette le motivazioni che hanno visto premiare Sironi,  “doti registiche immense nel dare senso e valore alle immagini”, “piena coerenza drammaturgica”, “rigore e pudore nel tratteggiare determinate atmosfere”. Un bel cartellone insomma quello andato a Fondi, con un programma sempre mirato ad un preciso e solido concetto, e che da anni è decisamente il motore della associazione: l’onestà decisa di una cultura profonda.

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