IL LIBRO DI ROBERTO ANDO': “IL PIACERE DI ESSERE UN ALTRO”

di Giovanni Berardi

A casa di Roberto Andò Foto di Lia PasqualinoRoberto Andò è sugli schermi dei cinema italiani con il suo nuovo film, “La stranezza”, la descrizione appunto di uno “strano” incontro tra Luigi Pirandello ed una coppia di teatranti dilettanti e che nella            vita di tutti i giorni svolgono la professione di becchini. Secondo la testimonianza dei ragazzi del cinema Oxer a Latina, dove il film è ancora in programmazione, questo di Andò è il film che sta tagliando un traguardo, quello dell’ incasso maggiore decretato dal pubblico pontino tra i film italiani usciti nell’arco dell’anno 2022. Ma al contempo Roberto Andò è sul mercato editoriale con il libro-intervista “Il piacere         di essere un altro”, La Nave di Teseo editore, curato dal giornalista di Repubblica Salvatore Ferlita e corredato dalle belle fotografie di Lia Pasqualino.  Il libro, sotto la forma di una intensa e particolare intervista, è un po’ il viaggio nella vita di Roberto Andò divisa appunto tra la scrittura ed il cinema.      Roberto Andò è in definitiva un regista cinematografico che negli ultimi anni ha però mandato sul mercato editoriale alcuni titoli che hanno trovato il consenso del pubblico. Tra i suoi romanzi più noti  “Il trono vuoto” da cui poi Roberto Andò ha tratto il film  “Viva la liberta” e “Il bambino nascosto”.  La realtà pontina per    Roberto Andò significa  Fondi e il progetto cinematografico ritrovato nei cassetti di Giuseppe De Santis,      un progetto inerente ai fatti della strage della Portella, la strage di undici contadini intenti a festeggiare         la festa dei lavoratori ad opera della banda criminale di Salvatore Giuliano, uno dei progetti mancati dal grande regista di Fondi e che Roberto Andò, probabilmente, in un prossimo futuro vorrebbe realizzare, magari, come ha accennato, sotto forma di riduzione televisiva: ”il tentativo rimane sempre quello di raccontare storie che appartengono alla grande narrazione di questo paese, e riuscirci con il testo di De Santis sarebbe perfetto”.  “Il piacere di essere un altro” si sofferma moltissimo sul percorso artistico di Roberto Andò ed in quella che è stata la lunga frequentazione con il grande scrittore siciliano Leonardo Sciascia.  Dice Roberto Andò: “vivevo ancora a Palermo quando cominciai ad incontrare Leonardo   Sciascia. Avevo con me un trattamento letterario che volevo risolvere cinematograficamente. Ho chiesto allora all’editore Elvira Sellerio di aiutarmi ad incontrare il grande scrittore di Racalmuto. E questa cosa fu resa facilmente fattibile. Inutile dire che fu una esperienza impagabile e poi per la mia giovane età, non avevo ancora vent’anni, fu una esperienza che ho vissuto certamente come qualcosa che aveva a che fare proprio con il grande sogno realizzato. Sciascia è stato un maestro senza mai stare in cattedra, non aveva assolutamla locandina de Il piacere di__ essere un altroente l’aria di fare il maestro, era un uomo di grandissima umanità e cultura e sapeva trasmettere immediatamente il sapere. Tutto questo poi  era accaduto in una Palermo che per i più era ancora priva di riferimenti culturali stanziali. Io invece potevo ritrovarmi spesso a casa di Leonardo Sciascia dove insieme   si poteva discutere di letteratura, di poesia, di teatro e di cinema, dove capitava poi che mi consigliava i   testi più adatti, spesso regalandomi anche copie di libri che gli  arrivavano per un consulto, un articolo,       un intervento. La frequentazione con Sciascia  ha avuto poi un seguito fondamentale anche a Roma, in      un secondo tempo, dove io mi ero trasferito per poter fare finalmente il cinema”. I tempi erano quelli di quando a Sciascia era stato chiesto di diventare un deputato della repubblica, una richiesta arrivata dal Partito Radicale, ma soprattutto dall’onorevole Marco Pannella in prima persona. Dice Roberto Andò:    devo dire che Sciascia, forse senza pensarci troppo accettò con entusiasmo questa proposta, e così   anche lui decise il trasferimento a Roma.  Io a Roma cominciavo a fare il cinema, ero l’assistente di Francesco Rosi, si preparava insieme il set del film  “Cristo si è fermato ad Eboli”, tratto dal romanzo di  Carlo Levi”. Roberto Andò ci parla entusiasta dei cinque mesi trascorsi in Lucania, a ritrovare i posti descritti in maniera così cruda da Carlo Levi nel suo struggente romanzo, una realtà così’ speciale e così lontana dal sud siciliano vissuto sino a quel momento dal giovane Roberto Andò. Una esperienza (ed un film) che non poteva non diventare, prima di tutto, una lunga meditazione sulla condizione di quel sud Italia, un quadro raccapricciante di insieme fatto soprattutto di povertà e di dolore. “Cristo si è fermato ad Eboli  tra l’altro è uno degli ultimi film che ha affrontato con precisione, e con il piglio deciso dell’autore, la problematica del sud-Italia, L’esperienza con Francesco Rosi è stata così fondamentale ed amata da Andò tanto da offrirgli la possibilità di testimoniarla nel documentario  “Il cineasta ed il labirinto. Ritratto di Francesco Rosi, girato nel 2002 e prodotto dal Centro Sperimentale di Cinematografia. Scrivere libri per Roberto Andò, così come quella di fare film si alterna da sempre con le tante regie teatrali ed il suo libro  “Il piacere di essere un altro”  in questo senso è ricco di particolari e di incastri tra le varie discipline. Il suo debutto con lo spettacolo infatti     è avvenuto proprio in teatro nel 1986 quando ha allestito per le scene un testo inedito di Italo Calvino, poco prima della morte del grande scrittore. Dal  suo bel volume viene fuori anche come Roberto Andò esplora     la grammatica del romanzo e dei film anche attraverso il genere noir e di non provare  “nessuna forma di snobismo verso quella platea”.  Dice Roberto Andò: “dal mio punto di vista si può riuscire benissimo a fare    il cinema e a comunicare qualcosa anche attraverso i racconti del male e delle ombre, anche attraverso lo stile ridanciano. Lo avevano capito molto bene scrittori come Carlo Emilio Gadda e Leonardo Sciascia”.        Il presente immediato di Roberto Andò oggi è il teatro, la regia della riduzione teatrale del romanzo “Ferito      a morte” del premio Strega Raffaele La Capria, ad opera di un altro premio Strega, lo scrittore Emanuele Trevi.

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