LA TRASFORMAZIONE FONDIARIA DELL’O.N.C. E LA TENUTA DI CONCA (1923-48)

Rassegna storica a cura di Ugo De Angelis. Tratta da SPACE progetto pilota Parco Satricum

ugo 2015 - CopiaI terreni della tenuta di Conca nei primi anni 20, grazie anche alle grandiose opere idrauliche eseguite nei secoli precedenti nell’allora gestione del Sant’Uffizio, erano ancora sostanzialmente salubri con la sola eccezione di alcuni acquitrini presenti nelle parti più depresse a fondo valle e più vicine al mare. In quel tempo, anche a seguito delle normative volute con i  Regi Decreti dell’epoca in materia di trasformazioni fondiarie, il Cavalier Gustavo  Dominici, proprietario della tenuta, intraprende la bonifica dei propri terreni estesi per una superficie di 3750 ettari. Inizia così il risanamento idraulico ed igienico del Pantano dei Norcini situato a bassa quota rispetto all’alveo del fiume Astura e perciò soggetto a continue e persistenti inondazioni. E’ sull’onda di tali indirizzi governativi che il Dominici negli ultimi anni 20 avvierà una fiorente attività di pescicoltura con la creazione del Lago Sant’Antonio. Ma il successivo indirizzo di politiche di sviluppo agrario volute dall’allora governo fascista, non ultima, la cosiddetta “battaglia del grano” portava a prevedere un aumento delle aree da coltivare a discapito delle altre variegate attività agricole, tra cui la pescicoltura. La bonifica idraulica che fino ad allora aveva rappresentato il più celebrato successo della politica territoriale fascista si trasforma in un più ampio progetto di urbanizzazione rurale finalizzato alla trasformazione fondiaria delle terre ed all’incremento della piccola e media proprietà.L'appoderamento

 L’organismo scelto come responsabile per la conclusione dell’imponente impresa fu l’O.N.C. già istituita con Decreto Luogotenenziale 10 dicembre 1917  n. 1970, nel 1926 viene trasformata da mera associazione a grande ente statale col compito di redenzione del territorio e di riassetto urbanistico. Nel 1932 la nascita di Littoria costituisce l’evento più spettacolare delle Bonifica integrale ormai avviata a conclusione, l’opera di riassetto dei fondi rustici, iniziata nel 1931 fu ultimata sempre dall’O.N.C. sei anni dopo. In quegli anni risultano bonificati complessivamente 137.000 ettari di cui 75.000 nella piana dell’Agro Pontino e i restanti nell’area dell’Agro Romano .. oggi Roma non è più circondata  dal deserto …ora ( 1931) la campagna intorno alla capitale è come dire punteggiata da 1662 gruppi di fabbricati e animata e trasformata. La popolazione rurale da 3850 unità nel 1922 è salita a 19.300 nel 1931.

L’Opera quindi poteva chiedere il trasferimento in sua proprietà di immobili a chiunque appartenessero, soggetti ad obblighi di bonifica, suscettibili di impo1412
rtanti trasformazioni fondiarie o a centri di colonizzazione, borgate rurali etc

Tale concetto fu formalizzato con il  R.D. 215/1933  testo unico della Legge sulla bonifica integrale che, tra l’altro, rendeva obbligatoria l’esecuzione delle suddette infrastrutture, prevedendo in caso di inadempienza che lo Stato intervenisse a espropriare le aree e a completare i lavori. E’ in questo contesto che i 3600 ettari di terreno dei Dominici e l’ex Casale di Conca della famiglia Gori Mazzoleni, passarono in proprietà dell’O.N.C. per far posto al programma di trasformazione in poderi. Erano gli anni quelli, dove il Consorzio di  Piscinara si apprestava alla nuova sistemazione del bacino idraulico del Fiume Astura, e della successiva trasformazione e regimentazione del canale Moscarello che poi prenderà il nome di canale delle acque alte, (Canale Mussolini) sfondando così la duna quaternaria in prossimità della Torre di Foceverde.

 Per quanto riguarda l’appoderamento si fece ricorso ad un’unità poderale media di 20 ettari, dai 10-12 Ha per i terreni più fertili della Via Appia, ai 24-25 Ha in quelli più poveri situati verso il mare. Buona parte dei terreni della tenuta, un tempo boschivi e macchiosi  furono radicalmente puliti da tutta la vegetazione, con dicioccatura profonda delle radici e proseguì con l’aratura a mezzo di apparecchi a trazione funicolare. Per poter provvedere all’assistenza tecnica e finanziaria dei coloni, fu costituito un Centro Aziendale per ogni cento case coloniche. Presero così vita le prime Aziende Agrarie Pontine, affidate alla direzione del personale tecnico dell’Opera, di cui una di queste fu  istituita all’interno di Borgo Montello, già Casale di Conca.

2233

I vari tipi di case coloniche non differivano molto tra loro sia per numero che per capacità di ambienti. Su larga scala furono adottati i tipi a due piani, al piano terra i servizi mentre la zona notte posta al piano primo da cui si accedeva tramite una scala interna, si componeva di tre o cinque vani. Completava l’edificio colonico  l’adiacente corpo di fabbrica destinato a magazzino e stalla. Mentre per la difesa contro la malaria, le finestre furono munite di reticelle e le porte difese da gabbioni esterni. Le unità poderali attrezzate e dotate di bestiame furono consegnate alle famiglie nella forma contrattuale della mezzadria. Nel 1932 fu costituita un’apposita Azienda dei Servizi Motorizzati provvista di un reparto officina per la riparazione di autoveicoli, trattori ed altri attrezzi agricoli. Inoltre l’assistenza igienica e sanitaria delle popolazioni stanziate nell’Agro fu assicurata tramite la stipula di una convenzione con la Croce Rossa Italiana a cui veniva affidato il servizio di profilassi e di cura medica e chirurgica.

Nel 1942 si passò dal regime di mezzadria a quello dell’assegnazione definitiva dei poderi a riscatto. Mentre le sorti del conflitto volgevano al termine il flagello della guerra nell’Agro Pontino si volse con feroce accanimento, il 50 per cento dei poderi  e gli impianti idraulici distrutti durante la ritirata  delle truppe tedesche consentirono alle acque di invadere di nuovo il territorio così le case coloniche abbandonate, color “celeste dei Savoia” restarono a riflettere capovolte. La successiva  ricostruzione avviata all’indomani della liberazione, fu garantita  tramite la direzione tecnica dell’Opera.

 Gli interessati beneficiarono quindi di un contributo a fondo perduto per il ripristino delle case coloniche distrutte o gravemente danneggiate. Tornando nell’ambito della nostra area, nel 1948 Giuseppe Dominici avvia una causa contro l’O.N.C.  a suo dire responsabile di aver assegnato con metodi clientelari gran parte dei 3600 ettari espropriati nella Tenuta di Conca e quindi colpevole di non aver  perseguito lo scopo sociale che era quello di assegnare i terreni agli aventi diritto. Il contenzioso durò oltre vent’anni con più varie sentenze e appelli che si concluse nel 1968 con una transazione. L’O.N.C. vendeva 450 ettari ai Dominici agli stessi prezzi adottati nel precedente esproprio. Con tale Sentenza si mettevano quindi in discussione i metodi procedurali dell’O.N.C. adottati nell’assegnazione dei terreni espropriati ai Dominici.

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.

*