RIPARTIRE DALL’UNIVERSITÀ PER TORNARE A CRESCERE

di Marco Cepollaro

Creatività e innovazione, fattori essenziali per rilanciare il territorio

È necessario essere ambizioni per tornare a crescere. Non possiamo avere dubbi, quando si ricercano modi innovativi per affrontare le difficoltà del modello di sviluppo territoriale, bisogna avere il coraggio di esplorare nuove possibilità. Rispetto ad un passato anche recente, sia i mercati che le imprese sono profondamente cambiati, la diffusione delle nuove tecnologie informatiche e l’avvento di internet, il passaggio da una concorrenza basata sul basso costo ad una fondata sull’alta qualità, fa si che a contare siano le idee, l’eccellenza delle nuove generazioni e la loro preparazione.

Ma alla luce di questi sviluppi, quanto possiamo ritenere proficuo investire in cultura e formazione e come ipotizziamo che crescano il reddito pro capite e i livelli occupazionali di una città che intraprende tale percorso? Il confronto con le analoghe realtà europee ci vede in forte difficoltà e porta con se una consapevolezza: i piccoli interventi non sono sufficienti per modificare un modello di sviluppo ormai improduttivo, uno schema economico da sempre orientato alle occasioni di breve periodo e caratterizzato dall’assenza di opere strategiche. Una situazione, quella locale, che da anni avverte l’esigenza di introdurre una formula innovativa, una sintesi di locale e globale, dunque, dove poche ma significative scelte possano gettare le basi per affrontare le sfide del futuro, decisioni veloci e concrete per tornare a credere che questa città sia ancora in grado di essere la locomotiva della provincia e sappia giocare un ruolo determinante nel contesto regionale. In questi termini e con rinnovati obiettivi, il ruolo dell’Università, nella particolare dimensione del polo pontino, può andare oltre i compiti istituzionali primari (ricerca scientifica e formazione), per estendersi ad un integrale collaborazione con le attività produttive ed il tessuto sociale, generando tutta quella forza derivante dal know how del mondo accademico, degli spin off universitari e dall’ingresso della Sapienza nel campo degli incubatori d’azienda. Proprio in questi giorni avviene il cambio alla guida del maggiore ateneo d’Europa e Latina, la più grande sede periferica della Sapienza, deve cogliere al volo quest’occasione per crescere ed indirizzare il futuro rettore verso il finanziamento di attività finalizzate all’innovazione e allo sviluppo, garantendo il potenziamento della funzione di servizio dell’università rispetto al territorio per assicurare alle strutture pontine la possibilità di svolgere finalmente quel ruolo centrale che tanto contribuisce al trasferimento tecnologico della conoscenza prodotta dalla ricerca scientifica. Come PresenteFuturo abbiamo quindi voluto ascoltare le proposte del mondo accademico, come quella di Fabio Potenza, dottorando di ricerca presso La Sapienza di Latina, il quale afferma che “iniziare ad impiegare le potenzialità derivanti dal Centro di Ricerca e Servizi per l’Innovazione Tecnologica Sostenibile (CE.R.S.I.TE.S), attivo nel polo pontino da pochissimo tempo, è un’ottima occasione per rendere Latina una sorta di catalizzatore per il trasferimento della conoscenza regionale, un terreno di conquista per le idee. L’Università, molto probabilmente, è il più grande elemento di crescita economico-sociale della nostra realtà e la ricerca, declinata nella sua accezione più ampia, può essere un efficiente volano per una società moderna che produce e funziona”. Saper gestire un nuovo sistema di connessioni, basate sul binomio apprendimento-innovazione, ci permetterebbe di allargare i nostri confini e valorizzare i punti di forza dell’intero tessuto produttivo locale. Un’analisi da condivide pienamente, soprattutto se pensiamo all’intero indotto regionale, dove un futuro collegamento tra le grandi università del centro Italia porterebbe alla creazione di un “network dell’alta formazione” estremamente efficace e pronto a competere con le migliori realtà del nord Europa, sia in termini numerici che qualitativi.

La stessa Regione Lazio, guidata dal presidente Zingaretti, ha più volte mostrato notevole attenzione verso il mondo della formazione e tanti progetti, non ultimo il “Torno Subito” che ho promosso personalmente, hanno permesso un innalzamento della qualità della preparazione e un più facile inserimento nel mondo del lavoro. Partiamo da qui dunque, da un quadro complesso, sicuramente differente dalla realtà romana ma in grado di offrire molteplici occasioni ed introduciamo nel territorio una struttura che accolga la nascita di nuove imprese con evidenti potenzialità di crescita, ideate da ricercatori universitari o imprenditori esterni che abbiano instaurato rapporti di collaborazione con l’università. Forniamo loro spazi attrezzati per il coworking, servizi di consulenza per avviare una concreta attività imprenditoriale e strutturiamo, soprattutto mediante la collaborazione delle principali associazioni di categoria e della camera di commercio, un network di imprenditori, manager e potenziali investitori da affiancare alle tante startup che vogliono muovere i primi passi nel mercato. Pensiamo, ad esempio, al grande supporto che il mondo universitario potrebbe fornire nel campo dell’europrogettazione, contribuendo ad un maggiore impiego dei fondi strutturali comunitari, utilizzati solamente per il 52,7% delle risorse programmate nel periodo 2007-2013. Questa prossimità, non solamente fisica, tra mercato e università permette al mondo produttivo di sfruttare appieno le capacità dell’università di catalizzare e stimolare iniziative progettuali, generando un beneficio diffuso che avvantaggia tanto gli imprenditori, permettendogli di acquisire più facilmente competitività, quanto il mondo accademico che trova un laboratorio territoriale dove applicare innovazione ed inserire dei futuri lavoratori altamente specializzati anche nelle piccole e medie imprese locali.

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