“STORIELLE PER GRANCHI E PER SCORPIONI”: IL NUOVO LIBRO DI LUIGI LO CASCIO
di Giovanni Berardi
Il tour letterario dell’attore Luigi Lo Cascio è partito da Velletri. Luigi Lo Cascio con il suo “Storielle per granchi e per scorpioni”, appena uscito per le edizioni Feltrinelli, è alla sua seconda prova di scrittore dopo “Ogni ricerca un fiore” che l’attore ha pubblicato nel 2018. Una passione quella della scrittura che per Luigi Lo Cascio proprio non era annunciata. Dice Luigi Lo Cascio: “infatti, non avevo mai letto nulla con vero interesse fino a ventidue anni quando, grazie alle lezioni sui banchi dell’Accademia d’arte drammatica,scopro Kafka, Dostoevskj, Majakovskj, Pirandello, Calvino, Sciascia, Pasolini”. E proprio a Pier Paolo Pasolini Luigi Lo Cascio ha dedicato uno spettacolo teatrale straordinario, “Pà”, scritto insieme al regista Marco Tullio Giordana, il regista che decisamente ha segnato in profondità la sua carriera d’attore. Dice Luigi Lo Cascio: “affinché le parole della poesia siano importanti c’è bisogno del poeta e “Pà” in questo senso è stato proprio uno spettacolo fondamentale. Abbiamo avuto sempre un pubblico, in tutti i teatri dove abbiamo portato lo spettacolo, che ha saputo raccogliere quelle parole fino a farle diventare proprie”. Luigi Lo Cascio è anche l’attore che ha interpretato i film più importanti, celebri ed autorevoli del cinema italiano di questi ultimi anni: “I cento passi”, il bel film di Marco Tullio Giordana sulla figura di Peppino Impastato, il giovane sindacalista ucciso dalla mafia, è il film che segna il suo esordio ed è anche il film che meglio ancora continua a rappresentarlo. Quando lo informiamo che a Latina è stato dedicato a Peppino Impastato, il giovane sindacalista palermitano ucciso dalla mafia, uno spazio corredato anche da una panchina, resta profondamente colpito per questo atto sensibile donato dalla città. Ma Luigi Lo Cascio è stato anche l’ interprete de “La meglio gioventù”, “Romanzo di una strage”, “Noi credevamo”, “Il traditore”, “Il signore delle formiche”, tanto per citarne solo una cinquina. E di “La meglio gioventù”, quest’anno ricorre anche il ventesimo anno della sua realizzazione. Luigi, cosa ricordare oggi di quella esperienza?: “Il tempo. Sicuramente. Ma sei certo che sono passati davvero tutti questi anni? Venti anni. Non ti sarai sbagliato?”.Continua Luigi Lo Cascio: “La meglio gioventù” è stato un lungo viaggio. Dico questo perché ormai molto spesso, per esigenze produttive, le settimane in cui si fanno le riprese si riducono. In quel caso ricordo che furono invece sei lunghi mesi, per fortuna, di un viaggio fatto con tante persone e tra tanti amici. Fu un periodo bellissimo”.
Restiamo ancora nell’ambito del cinema: le persone reali che hai interpretato sullo schermo, Impastato, Braibanti, Contorno, e quelli immaginati nelle tue pellicole di fiction, quale il tuo approccio nell’interpretarli? In qualche maniera, in questa scala di personaggi sempre oscillanti tra il bene e il male, ci sono stati spiragli che hanno portato fino a Luigi Pirandello, che è un po’un tuo dichiarato maestro? Insomma il conflitto pirandelliano ti coinvolge particolarmente? Dice Luigi Lo Cascio: “ma è la nostra stessa vita che riporta continuamente a Pirandello. Siamo sempre più impegnati in una lotta alla ricerca del megliopossibile, sempre coinvolti in scelte da fare, in relazioni con l’altro, fatte anche di mediazioni, di rinunce, o al contrario di incontri che ti ampliano e ti danno tanto. Ogni volta che succede, come richiama Pirandello, si spalanca la necessità di interrogarsi sulla propria dimensione morale. A Velletri Luigi Lo Cascio, introducendo il suo libro, ha raccontato il valore della scrittura e i giorni che lo hanno portato a lavorare a questa raccolta, che poi erano i giorni segnati dal primo violento lockdown, e questo senza pensare, quando scriveva, che sarebbe anche arrivato a pubblicarli. Dice Luigi Lo Cascio: “pensa che ho cominciato a scrivere questi racconti mentre rispondevo per messaggio ad un amico un po’ complottista e un po’ anche no vax durante i giorni della reclusione dovuta alla pandemia. Non volevo dare lezioni, non è da me, così incominciai a inventare storielle metaforiche ”. E quelle che sono venute fuori sono delle “storielle” estremamente particolari e tutte condensate da una vena di amaro umorismo. I temi affrontati, racconto dopo racconto, abbracciano un po’ tutto lo scibile dei sentimenti: la morte, l’amore impossibile, l’assurdo e il paradosso, il rimorso e la nostalgia. “Storielle per granchi e per scorpioni” ha tra le sue righe anche un ritmo decisamente visivo e questo perché, forse, Luigi Lo Cascio resta comunque un attore. Quanto insomma il cinema e il teatro sono presenti in queste pagine? Dice Luigi Lo Cascio: “direi molto. La mia immaginazione non può non essere condizionata dai film che ho visto, dalle pagine che ho letto, dalla musica che ho ascoltato, dal teatro e dal cinema che ho fatto. Salgono delle immagini tra le parole e si mettono in piedi da sole. E questo è un lavoro che credo fa anche il lettore. Io posso accennarvi leggermente, indicarvi, suggerirvi. Quello che so è che quando scrivo sicuramente sto molto attento alla voce, al leggere ad alta voce, proprio come fa un attore, per cui non sottovaluto l’aspetto anche musicale della scrittura”. Ci sarà una nuova esperienza letteraria per Luigi Lo Cascio?: “In realtà, durante e dopo l’Accademia è continuata in me, piacevolmente, privatamente, segretamente, la scrittura come una esperienza che mi accompagna ogni giorno. Quando, come in questo libro, vedo che c’è un raccontino, poi un altro, poi sette o otto, quando poi mi accorgo che sono invece un certo numero e che sto cogliendo una vena di somiglianza, allora lì comincio ad intravedere la possibilità di un libro. Quando la intravedo allora stringo e cerco di dargli una organizzazione. Per cui oggi non so se potranno venire fuori altre storielle di questo tipo, ma se capita una scrittura che per me ha un senso mostrare anche agli altri sicuramente un altro libro ci sarà”. Velletri per Luigi Lo Cascio significa anche il ritorno ai giorni in cui si girava il bel film di Gianni Amelio “Il signore delle formiche”: le scene girate nell’ex carcere restano tra le più significative del film e Luigi Lo Cascio questo ricordo lo ha sottolineato. E proprio tra i sonori applausi del pubblico.
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