L’AGRO PONTINO E LE FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI

di Stefano Salbitani

L’AGRO PONTINO E LE FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI

UN LABORATORIO A CIELO APERTO

Come noto, con il termine energie rinnovabili si intendono le forme di energia prodotte da fonti derivanti da particolari risorse naturali che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano almeno alla stessa velocità con cui vengono consumate o non sono “esauribili” nella scala dei tempi di “ere geologiche” e, per estensione, il cui utilizzo non pregiudica le stesse risorse naturali per le generazioni future. Sono dunque forme di energia alternative alle tradizionali fonti fossili (che sono invece parte delle energie non rinnovabili) e molte di esse hanno la peculiarità di essere anche energie pulite ovvero di non immettere nell’atmosfera sostanze nocive e/o climalteranti quali ad esempio la CO2. Esse sono dunque alla base della cosiddetta “green economy”. Si considerano quindi fonti energetiche rinnovabili (FER):

  • l’irraggiamento solare (per produrre energia termica ed energia elettrica);
  • il vento (fonte di energia meccanica ed energia elettrica);
  • le biomasse (combustione, in appositi impianti per generazione termica e cogenerazione di calore ed elettricità);
  • le maree e le correnti marine in genere;
  • le precipitazioni meteoriche, utilizzabili tramite il dislivello di acque (fonte idroelettrica).

Questa premessa, sicuramente superflua per gli addetti ai lavori e non solo, serve tuttavia ad inquadrare il problema e a far riflettere sul fatto che alcuni territori sono “beneficiati” da tutte, o quasi tutte, le fonti di energia sopra richiamate e potrebbero, se queste fonti fossero adeguatamente valorizzate e sfruttate, essere praticamente autonomi dal punto di vista energetico e nello stesso tempo “virtuosi” per quanto riguarda la tutela ambientale. Uno dei territori più significativi da questo punto di vista è l’Agro Pontino che è noto soprattutto per essere un territorio riscattato alle paludi grazie all’opera di bonifica: un’opera che è stata portata a termine negli anni ’30 grazie alle nuove tecnologie e ai macchinari disponibili, ma che ha una storia appassionante che si sviluppa nei secoli, dagli antichi romani (e prima ancora dai Volsci) ai ripetuti tentativi di molti Papi. Ma l’Agro Pontino, rappresentato nella figura e che coincide con il comprensorio dell’attuale Consorzio di Bonifica, è anche un territorio che concentra tutte le fonti di energia rinnovabile: il sole, il vento (non a caso dopo la bonifica furono realizzate le fasce frangivento), il materiale per la produzione di biomasse, le maree e le correnti marine, l’acqua dei canali di bonifica.

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Tra queste, quella più nota ma meno sfruttata (anzi finora totalmente inutilizzata) è proprio la risorsa idrica: la vasta rete di bonifica rappresenta una grande opportunità di sviluppo del mimi idroelettrico. Per mini idroelettrico si intende un piccolo impianto idroelettrico di potenza inferiore a 1 MW in grado di produrre energia elettrica sfruttando il normale corso di piccoli corsi d’acqua. Il settore idroelettrico è l’energia rinnovabile per eccellenza in cui l’Italia ha investito da molti decenni. Circa il 15-20% del fabbisogno energetico italiano è attualmente coperto dall’energia prodotta nelle grandi dighe costruite soprattutto nel nord d’Italia. Ma i grandi impianti idroelettrici hanno già sfruttato gran parte delle possibilità geomorfologiche presenti nel nostro paese e non sembra possibile costruirne altri. L’idroelettrico è infatti una risorsa strettamente vincolata dalle caratteristiche del territorio e dei siti prescelti. Diversamente il mini idroelettrico ha grandi potenzialità di investimento. La realizzazione di piccoli impianti idroelettrici permette di utilizzare siti precedentemente scartati perché di piccola entità. Oggi il caro-petrolio e la crescente domanda energetica garantiscono un ritorno economico anche agli impianti su bassa scala ed una maggiore copertura dei costi fissi. Il recupero energetico tramite piccoli impianti può pertanto aumentare ulteriormente la produzione di energia elettrica dall’idroelettrico nel nostro paese. Inoltre, rispetto ai grandi impianti idroelettrici non è necessaria una presenza pubblica. Anche imprese private una volta ottenute le necessarie autorizzazioni possono avviare un’attività legata allo sfruttamento di un piccolo corso d’acqua per trarre energia elettrica da rivendere all’operatore della rete nazionale. Il sistema di business dell’energia distribuita tramite il mini-idroelettrico è simile a quello del fotovoltaico. In alcuni casi è possibile anche sfruttare corsi d’acqua “artificiali” per generare elettricità. In altre parole quei corsi d’acqua realizzati dall’uomo per fini agricoli, industriali o civili. Ovunque vi sia un salto idraulico compreso tra 2 e 20 m, la possibilità di attivare una minicentrale idroelettrica in tempi brevi e con investimenti contenuti è oggi sempre più vantaggiosa. Il sistema di bonifica dell’Agro Pontino, con i suoi oltre 4.000 chilometri di rete scolante, potrebbe rappresentare il terreno ideale per una sperimentazione su larga scala di piccoli impianti idroelettrici. Purtroppo gli enti preposti, in primis il consorzio di bonifica, non hanno mai neanche avviato uno studio preliminare sulle possibilità offerte del mini idroelettrico.

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Non va dimenticato inoltre che la manutenzione della rete scolante e delle fasce frangivento, anch’esse di competenza del consorzio di bonifica, rappresenta una fonte pressoché inesauribile di materiale per centrali a biomasse. A questo si aggiunge la enorme possibilità rappresentata da impianti solari ed eolici (con la tecnologia ad asse verticale): ma servirebbe una forte volontà politica ed una reale sinergia di tutti i soggetti coinvolti per fare veramente del territorio dell’Agro Pontino un “laboratorio a cielo aperto”.

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